
Pallacanestro Cantù / Lago e valli
Martedì 08 Luglio 2025
Della Fiori: «Bentornata Cantù. Coach, budget, arena, presto vedo i playoff»
Intervista con il grande ex e ancora tifoso. «Brienza bravissimo, situazione economica stabile: siamo ottimisti»
Simbolo e tifoso. Amico, quasi uno zio acquisito per coach Nicola Brienza. Felicissimo per il ritorno di Cantù in serie A, predetto con mesi di anticipo. In due parole, anzi tre perché il soprannome ormai vale più del nome: Fabrizio “Ciccio” Della Fiori. Uno che a Cantù ha vinto due scudetti, tre Coppe delle Coppe, tre Korac e un’Intercontinentale: una leggenda vivente da queste parti.
Cosa sarà mai una promozione in A2, a cospetto di tanto palmarès?
Parliamoci chiaro: non è paragonabile a nessuna delle vittorie del passato, se non alla promozione in A della Polti Cantù. Però…
Però?
L’impatto sulla gente è stato straordinario, l’abbiamo toccato con mano. E questo è già di per sé bellissimo. Sbagliato fare paragoni, ma il termometro della promozione e della vittoria sta tutto nella reazione delle persone. È un risultato importantissimo, che segna un nuovo inizio. E non voglio dimenticare che, finalmente, Cantù ha messo in bacheca la Coppa Italia, che mancava.
Le hanno fatto i complimenti?
Beh sì, nei bar e in giro per Cantù, anche se io ovviamente non c’entro. In tanti mi hanno detto “finalmente ci siamo, siamo tornati dove meritiamo”, bello.
E Cantù merita di stare in A?
Sì, ma bisogna spiegare bene questo concetto. Questi quattro anni in A2 sono serviti a una cosa, ossia a far capire che non tutto è dovuto perché ci chiamiamo Cantù. L’abbiamo sperimentato sulla nostra pelle e infatti ci siamo dati una bella ridimensionata. I tempi sono cambiati, ma ora si può ripartire con una nuova avventura.
Ci sono buoni presupposti?
Cantù è stata Cantù molti anni fa: è una storia che non si cancellerà mai, ma è storia. Ora è una Cantù dotata, mi pare, di un discreto budget, come dimostrano la conferma di Basile e l’ingaggio di Bortolani. Tanto dipenderà dai cinque americani.
Lei però aveva detto in tempi non sospetti che questo sarebbe stato l’anno buono. Conferma?
È vero. L’anno scorso avevo molti dubbi. Quest’anno nemmeno uno.
Cosa l’ha convinta?
L’esperienza e il roster lungo. Ci sono state difficoltà che abbiamo visto: De Nicolao ha reso tanto all’inizio e alla fine, McGee infortunato a lungo, le quattordici partite perse e alcune contro squadre di gran lunga inferiori potevano far sorgere qualche dubbio legittimo. Nell’aria c’era un po’ di scetticismo. Ma era una squadra troppo esperta per non salire: ai playoff è chiaro che vince chi ha più panchina e più esperienza. Come Bologna con Brescia in finale scudetto.
Quindi lei ha rischiato lanciandosi in un pronostico così netto e in anticipo…
I pronostici sono fatti per essere smentiti e ribaltati, ma stavolta ero in buona compagnia. Era opinione comune di alcuni ex che Cantù avesse tutto per salire: Recalcati ne era convintissimo per esempio. Mi è andata bene, dai…
Non era pronto al peggio, ossia all’ennesima beffa finale?
No, ero proprio convinto che ce l’avremmo fatta. Se Cantù non avesse centrato l’obiettivo, e non ho problemi a dirlo, avrei pronosticato altri anni duri. Ma questa Cantù era troppo più forte delle altre. E se non sei uno sprovveduto, vinci per forza.
Facciamo nomi? Chi le è piaciuto ai playoff?
Mi è piaciuta la squadra in generale. Basile, tranne due mesi in inverno, è il giocatore che ha fatto la differenza. Ma se guardiamo bene, in ogni singola gara ognuno ha messo un mattoncino, in particolare McGee e Moraschini. Cantù ha giocato di squadra, ma con vari protagonisti gara per gara: così si vince. E con una grande difesa.
Difesa che poi è il marchio di fabbrica di coach Brienza. È felice per il coach?
Come potrei non esserlo? L’ho conosciuto quando aveva sei anni, giocava con mio figlio Daniele. Quando ha firmato avevo un po’ di timore per lui, perché veniva da una realtà come Pistoia, in cui non c’erano attese o pressioni particolari. Qui invece doveva vincere per forza. La mia preoccupazione era il processo di piazza dopo una sconfitta. Si è tappato le orecchie, o almeno ci ha provato, e ha ottenuto un grande risultato, vincendo una grande sfida, soprattutto con sé stesso.
Quindi, Brienza promosso a pieni voti?
Certo e ormai non è nemmeno più un allenatore di primo pelo. Ha allenato Cantù nel suo periodo più nero, si è consolidato in A a Trento e a Pistoia ha fatto un capolavoro. Lui è proprio bravo e l’ha dimostrato, rischiando tanto.
Sarà una serie A molto diversa dall’ultima affrontata da Cantù?
Non credo. Quando siamo retrocessi, di soldi ce n’erano pochi, mentre ora sappiamo che ci sarà qualcosa in più. Allora si arrivava dall’era Gerasimenko e dai suoi danni. La società ha rifatto tutto da capo, uscendo dai debiti. Quando si fa così, bisogna stare attenti al budget. Ora mi pare una situazione molto diversa.
E tecnicamente parlando?
Vedo davanti a tutti sempre Milano e Bologna. Allora c’era Sassari, ora magari c’è Brescia e qualche novità tipo Trapani. Il campionato direi che è molto simile come valori. Dobbiamo essere noi quelli diversi: i soldi sono tutto, se sbagli tre giocatori sei finito.
Cantù è tornata in A. Secondo lei si è chiusa una falla nel sistema?
Cantù in A è mancata ai suoi tifosi, ma anche agli avversari come Milano e Varese: quattro anni senza derby contro di noi! Quindi, Cantù è mancata in generale al movimento della pallacanestro italiana. Saranno cambiati i tempi, ma di Cantù, Pesaro, Caserta, squadre per anni ai vertici della pallacanestro, si sente la mancanza quando non ci sono. Sarebbe bello che risorgessero tutte, ma la realtà ora è questa.
Cantù in A, ma con quale obiettivo?
Prima di tutto, Cantù deve disputare un campionato tranquillo, stabilizzare la società e la categoria: il salto è importante. Programmare il futuro vuol dire salvarsi senza troppi patemi. Poi, con il palazzetto nuovo e possibili nuove entrate, si può sperare in qualcosa di meglio. Purtroppo Milano spende 40 milioni, Bologna 25. Quindi per ora è impossibile paragonarsi. Ma lottare per i playoff, a medio termine, credo sia fattibile. Magari già da quest’anno, perché no? Mai porsi dei limiti: se chiudi nono o decimo, significa che hai provato a lottare per i playoff.
Brienza con Pistoia, ma altri esempi non mancano, dopo la promozione hanno disputato campionati di livello. Cantù può essere la rivelazione della prossima stagione?
Io me lo auguro, ma dipende tutto dai soldi che si avranno a disposizione. E dalle idee.
Quindi, visto che si dovrà lottare contro i giganti, per far succedere qualcosa di inaspettato, che si deve fare?
Sperare in Brienza.
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