Bergomi: «ll no di Fabregas? Non me l’aspettavo»

Intervista «Fabregas mi piace molto, è un allenatore innovativo, e si vede che sa quello che vuole»

Como

Se c’è una persona che ha facoltà di commentare il no di Fabregas all’Inter, è Beppe Bergomi. Che in questa vicenda c’entra eccome. Bandiera dell’Inter, ma molto vicino anche al Como (di cui è stato pure allenatore della Primavera), commentatore di Sky, dunque con l’occhio lungo su personaggi, dinamiche e fatti del nostro calcio, e protagonista di una lunga chiacchierata con l’allenatore spagnolo negli studi televisivi, poco più di un mese fa. Basta?

Se lo aspettava il no di Fabregas all’Inter?

Francamente no. A un certo punto ho pensato che ci andasse. Non è semplice dire no all’Inter.

Secondo lei Fabregas è stato prigioniero del Como?

Non so rispondere, bisognerebbe essere all’interno per capire. Non me la sento. Diciamo che se avesse voluto dare la svolta alla trattativa, avrebbe dovuto farlo lui. Alla fine non ha dato la spallata decisiva. Il perché, lo sa solo lui.

Una occasione persa?

Dipende. Lui è molto bravo, è giovane, e sono sicuro che avrà tante altre chances in carriera. Detto questo, è vero che magari certi treni passano una volta e poi chissà quando. Ma non sarà il suo caso.

Il Como ha detto no in maniera molto energica. Secondo lei questo potrebbe lasciare degli strascichi tra i club? E in generale nel rapporto tra il Como e il palazzo? Insomma, è stato un no che è stato anche una sfida al sistema?

I rapporti nel calcio sono importanti. Tessere la tela dei rapporti è un tema. Ma affascina anche questo Como che va via dritto per dritto, non esita e si batte anche per far rispettare i contratti, che non è male. Certo l’Inter aveva puntato molto su Fabregas, ma alla fine credo che si sia trattato solo di una ipotesi non andata segno. Peraltro poteva arrivare anche un no dal Parma, chissà. Sono stati momenti convulsi. Credo che Chivu però farà bene.

Secondo lei Fabregas correva dei rischi ad allenare l’Inter? Qui è tutelato al 100%, a Milano bastano tre partite un po’così e apriti cielo...

Non credo. Credo che avrebbe fatto bene perché è molto importante il ruolo della società. Come il Como, anche l’Inter ha un società forte, dopo l’addio di Conte ha aperto il ciclo Inzaghi. Credo che avrebbero tutelato bene anche Fabregas. E’ un fatto fondamentale: se la società ti protegge è un conto, se non lo fa sei esposto al vento. L’Inter è ok.

Le piace Fabregas?

Molto è un allenatore innovativo, e si vede che sa quello che vuole.

Non uno dei tanti.

Dà la percezione di essere uno che arriverà in alto.

Voi lo avete avuto a Sky, ospite a lungo, in una serata che abbiamo seguito con attenzione. Che effetto vi ha fatto.

Devo dire che ha conquistato tutto lo studio. Non è facile trovare un allenatore che parla così, diretto, chiaro, che non ha paura a entrare nel merito delle scelte. Di solito gli allenatori sono più prudenti. Lui non lo è stato ed è stato un segno di personalità.

Secondo lei il Como, con lui, può puntare all’Europa?

Il Como si sta rinforzando e società e tecnico hanno le idee chiare. Poi ci sono situazioni particolari: lì in alto solo Juventus, Napoli e Bologna hanno confermato il tecnico, ci sono situazioni di incertezza, poi in ogni stagione c’è una delusione tra le big, come il Napoli l’anno scorso e il Milan quest’anno. Il Como potrebbe inserirsi. Perché non ha cambiato. E poi Fabregas è uno degli allenatori ad aver guidato la squadra dall’inizio alla fine.

Una caratteristica che le piace dell’allenatore del Como?

Come plasma i giocatori, come li indirizza sul piano della personalità. Era partito con due punte, ma poi ha cambiato, ha avuto giocatori adatti al suo calcio, ha trasformato Da Cunha in qualcos’altro rispetto a come lo conoscevamo. Un grande lavoro. Piuttosto una cosa mi è spiaciuta nella partita di campionato.

Dica.

Mi hanno raccontato di una accesa rivalità traInter e Como. I dirigenti nerazzurri sono rimasti sorpresi da questo livore. Mi spiace.

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