Cinquant’anni di tifo: auguri Curva

Storia Nel 1975 il primo gruppo organizzato a dettare i tempi del tifo nella Monumento

Como

Auguri Curva. Cara, amatissima, Curva che compi 50 anni (riassunti nel libro Passione infinita). Sì, ok: la curva c’è sempre stata. Le curve (minuscolo) del Sinigaglia. C’era anche un soprannome, di un settorino, sopra la bandierina del calcio d’angolo, lato tribuna, dalla parte della Curva Como di oggi. Era la Curva dei matti. Anni Sessanta, Settanta. Perché la voglia di fare il tifo, incitando, facendo rumore, battendo le mani sventolando le bandiere, è vecchia quanto il calcio. E allora ce lo ricordiamo quel nostro compagno di scuola delle elementari, Roby, che tutto orgoglioso arrivava il lunedì mattina e diceva: “Sono stato nella curva dei matti”. “Nooo, racconta: com’è, com’è?”. Ma la curva aveva ancora la c minuscola.

Poi arrivò l’estate del 1975. Da poche settimane si era giocata la mitica Como-Verona che aveva sancito la promozione in serie A. Il Como di Tardelli, Cappellini e Marchioro. Gli annali parlarono in lungo e in largo del risultato sportivo. Ma sugli spalti era successo qualcosa di altrettanto importante. Per chi considera la storia del tifo come letteratura da stadio. La straboccante curva del Verona (rischio invasione, inizio partita in bilico) presentava un gruppo di giovani esuberanti dietro uno striscione figlio delle mode da Anni di piombo: “Brigate gialloblù”. In Italia già erano spuntati, dalla fine degli Anni Sessanta,i primi gruppi di tifo organizzato. Organizzato per fare il tifo, e un po’ anche per darsele. Fuori dallo stadio ci furono dei parapiglia. I tifosi del Como, che già in curva Monumento, da qualche partita cercavano di organizzare il tifo, con botti, petardi, bandiere e tamburi, decisero che era l’ora di strutturarsi. Scelsero il nome “Panthers”, si piazzarono lì, sopra la bandierina del calcio d’angolo. Facendo diventare la Monumento il baluardo del tifo azzurro, dotando anche il Sinigaglia di un settore attorno al quale riunire i ragazzi che volevano fare il tifo in maniera rumorosa, creando un gruppo che avrebbe rivaleggiato con i vari Boys dell’Inter, Ultras del Torino e della Sampdoria, Brigate del Milan, che già erano nati. E facendo parte di fenomeno culturale che di lì a poco avrebbe coinvolto, appassionato e fatto innamorare giovani tifosi di tutte le squadre d’Italia. Soprattutto la curva prese la C maiuscola, non più semplicemente un settore da dove vedere la partita, ma il punto di riferimento anche per la squadra, là dove andare a esultare dopo un gol, là dove organizzare il tifo, là dove le stesse società avrebbero dovuto organizzare spazi e modalità per coltivare la tradizione, il sentimento, i colori, valori. Tutte cose che (lo diciamo con grande tristezza) oggi fanno a pugni con le esigenze degli impianti moderni. Ma oggi è un compleanno, non un funerale. Dunque.

La storia dei 50 anni della Curva passa attraverso storie, aneddoti, leggende metropolitane, imprese epiche, striscioni ironici, coreografie, fumogenate, sfottò in una crescita organizzativa sempre più certosina e professionale. Dagli striscioni lunghi e dai nomi guerreschi, si è passati alle “pezze” dei gruppi in stile inglese, dall’affascinante e lugubre ma incalzante ritmo dei tamburi, si è passati ai battimani, dai fumogeni e dal lancio di carta al cielo, si è passati alle coreografie colorate a settori. Modifiche imposte dalle norme e dalle mode. In Curva Monumento sino al 1984, poi lo spostamento nella Curva Azzurra contemporanea con l’avvento della Fossa Lariana, che ha guidato la curva in modo innovativo e molto organizzato sino al 1992. Poi i Maestri Comacini, loro eredi, poi gli Ultras, che già erano nati nel 1976, ma che hanno guidato la curva a metà Anni Novanta. Poi i Bfc (Blue Fans Como), che riunirono tutti i gruppi, con il trasloco nella parte bassa e un periodo florido e bellissimo del tifo azzurro. Poi i fallimenti della società, la serie D, e i gruppi Lariani e Supporters che hanno preso in mano il settore negli Anni bui, ma che nel momento del bagliore della B nel 2015, . E poi avvicendamenti, instabilità, sino all’avvento della Maledetta Gioventù, oggi affiancata dalla Distinzione. Sempre con lo stesso stile: mai una vera unità, ma diverse compagnie tutte unite sotto il colore azzurro. E oggi, complice il salto in A, di nuovo una curva stupenda. La società dovrebbe sapere che gran merito per il materiale griffato Como venduto, è del clima affascinante che i ragazzi della Curva sanno creare allo stadio. Senza di loro sarebbe tutto più banale. Noioso. Auguri , Curva Como. Cinquantanni di ragazzi scapigliati e ribelli non si meritano l’idea di uno stadio teatro.

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