
(Foto di Cusa)
Il rammarico per i pareggi con Genoa e Cremonese dopo essere stati in vantaggio
Un punto in meno della Cremonese, ma anche dell’Inter o dell’Atalanta. La classifica del Como dopo cinque giornate continua a essere più che buona, basta guardare quante sono le squadre che hanno raccolto meno. E’ inevitabile però anche pensare a quei quattro punti che ci si è lasciati scappare con gli ultimi due pareggi casalinghi, contro il Genoa e appunto con la Cremonese.
Occasioni perse? Siamo onesti, sì e no. Nel senso che per gli avversari non sono stati semplici colpi di fortuna. Quel pareggio se lo sono conquistato, sia l’una che l’altra. E se c’è da arrabbiarsi o da recriminare qualcosa, lo si poteva fare forse contro il Genoa, ma solo per il minuto in cui è arrivato il gol dei rossoblù. Non l’altro giorno, in cui nulla si può dire del legittimo pareggio grigiorosso, non lo ha fatto nemmeno Fabregas del resto ammettendo il secondo tempo opaco del Como. Che peraltro avrebbe avuto ampia possibilità di riprendersi la gara visto che disposizione c’era ancora almeno metà ripresa.
Di rimonta si patisce, dunque, come si può gioire, il Como la ha perfettamente dimostrato a Firenze. Con un gran secondo tempo ma con la rete della vittoria, pienamente meritata ma arrivata oltre il novantesimo. Volere è potere, ormai tante cose succedono negli ultimissimi minuti, su tutti i campi. E ormai mediamente non sono botte di fortuna, se si va a guardare bene, ma con l’abitudine di dover giocare almeno cinque minuti di partita in più sono esiti di precise dinamiche di gioco.
Il Como ha sostanzialmente quello che si è meritato in queste cinque partite, in cui è emerso un aspetto peraltro non sorprendente. Ovvero che contro le squadre che più lasciano giocare la qualità dei giocatori di Fabregas brilla alla massima potenza e porta anche frutti: lo vedevamo anche l’anno scorso, quando contro le grandi il Como ha sempre giocato bene, e la vera crescita sarà quella di non finire contro queste squadre più o meno sempre a mani vuote, come invece accadeva l’anno scorso.
Contro squadre più “normali”, diventa più normale anche il Como. Certo, il talento di Paz nel trovare il gol resta quello, le qualità individuali rimangono le stesse, ma il meccanismo si inceppa di più, anche a livello nervoso, e si rischia di perdere il filo. Come è accaduto con la Cremonese. Quelle con i grigiorossi, con il Genoa, con il Bologna, sono state tre partite diverse, ma che in fondo dicono un po’ la stessa cosa, se vogliamo semplificare. Che il Como, che in alcuni momenti sa essere la squadra più bella del campionato, fa un po’ di fatica a lottare quando gli altri costringono a farlo. E questo inevitabilmente gli avversari lo hanno capito, aggredire prima di essere aggrediti, e anche dopo, perchè il Como ha anche un po’ di difficoltà a chiudere definitivamente le partite.
Mettiamoci un altro aspetto, che è il rovescio di una medaglia di cui certamente si può andare fieri, ovvero il fatto di avere effettivamente a disposizione due squadre intercambiabili in ogni ruolo: questo aiuta tantissimo, ma i cambiamenti continui possono anche creare qualche difficoltà. Nel fare le scelte giuste al momento giusto, nel gestire le dinamiche in campo. Ci vuole rodaggio, anche in questo senso. Passando per forza di cose da partite come queste.
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