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Mercoledì 15 Ottobre 2025
Como, la curva contro l’Australia: «Una pagliacciata»
Il caso Il comunicato non entra certo nel merito delle strategie economiche della vicenda
Como
Non era difficile prevederlo. La Curva del Como boccia duramente il comunicato di Suwarso dell’altro ieri, dissociandosi in maniera netta dall’idea della trasferta in Australia per Milan-Como. Il comunicato è stato redatto ieri a mezzogiorno, e non entra certo nel merito delle strategie economiche della vicenda. Anzi, si apre con un ringraziamento alla società per gli sforzi fatti nel tenere alta la bandiera azzurra.
«Carissimo presidente e società, ora conosciamo la vostra posizione riguardo alla partita Milan–Como che si giocherà a Perth. Parole eleganti, grandi discorsi sul “bene comune”, sulla “crescita” e sul “sacrificio necessario”. Bene, allora parliamone. Prima di tutto, grazie. Grazie per l’ambizione, per il lavoro che state facendo per dare visibilità al Como, per la voglia di far crescere il nome della nostra città. Siamo i primi a essere orgogliosi quando la nostra maglia arriva lontano».
Poi, però, parte la contestazione che verte tutta sul fatto di anche solo “pensare” a una partita senza tifosi, a staccare la squadra dalla sua parte popolare, che, per chi vive il tifo come una missione, è cosa impensabile. Ruotando tutto il ragionamento attorno alla parola “sacrificio”.
«C’è un piccolo dettaglio che pare vi sia sfuggito: il Como senza la sua gente non è il Como. Parlate di sacrificio come se fosse un concetto astratto, una parola da mettere in un comunicato. Per noi, invece, il sacrificio è vita quotidiana. È chi lavora tutta la settimana e la domenica si fa centinaia di chilometri per esserci. È chi si paga tutto di tasca propria, senza chiedere niente a nessuno. È chi c’era in Serie D, nei campi che nemmeno il navigatore trovava, e ci sarà sempre — ovunque giochi questa maglia.
Allora no, non venite a spiegarci cosa vuol dire “sacrificio per il bene comune”. Perché il bene del Como lo teniamo in piedi noi, ogni volta che entriamo in curva, che alziamo una sciarpa, che cantiamo anche quando perdiamo. E non ci sembra molto rispettoso sentirci dire che dovremmo “sacrificarci ancora” per una partita a 14.000 chilometri da casa. Forse qualcuno si è dimenticato che il calcio nasce dalla gente, non dalle strategie di marketing. Senza tifosi, senza passione vera, non c’è crescita, non c’è futuro, non c’è nemmeno una “lega” da salvare. La nostra fede non viaggia in business class. Resta qui, sugli spalti, tra la pioggia e il freddo, tra cori e bandiere. Resta a Como, dove batte davvero il cuore di questa squadra».
Poi la chiusura: che è anche un appello alla gente a non aderire all’offerta del viaggio (i 50 posti promessi) da parte della società, che poi è la parte più dura e cruda del comunicato: «Con rispetto, ma con fermezza, lo diciamo chiaro: non accettiamo lezioni di sacrificio da chi non ha mai vissuto il nostro. Dimostrate un po’ di rispetto, orgoglio e dignità, non accettate questo “invito”. Una passione non può essere comprata. Non ha prezzo vedere la tua curva cantare e spingere la squadra verso la vittoria. Esortiamo chi ama il nostro club a non essere complici di questa pagliacciata. Non siate dei burattini».
La posizione della curva, ripresa dalle agenzie di stampa, da siti e quotidiani nazionali e sulle pagine facebook dedicate al mondo ultrà, diventa il manifesto di chi si oppone a strategie che conducano il calcio verso uno show dove la partecipazione popolare diventa un accessorio non necessario. Una posizione sotto certi aspetti anche equilibrata, visto che nel comunicato si ricordano, ovviamene, i meriti di questa società, ma comunque netta e delineata nei suoi contorni.
Il calcio vie delle sue passioni, e non si può chiedere a chi lo vive ancora con queste dinamiche di essere d’accordo con chi lo disegna come un circo itinerante senza radici e tradizioni. Comunque la curva, domenica sarà al suo posto a fare il tifo come sempre. Vedremo se ci sarà qualche striscione sul tema, come hanno già fatto altre tifoserie.
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