«Como, mi hai regalato il periodo più bello. Ma era l’ora di andare»

Arrigoni, passato al Sudtirol: «Una storia formidabile, tre anni e mezzo pieni di tutto e con tanti fratelli»

Tommy e i suoi fratelli. Tommaso Arrigoni lascia il Como e una specie di famiglia, talmente tante sono state le emozioni, le gioie e le difficoltà affrontate e superate. Traguardi di squadra, ma anche personali raggiunti in gruppo, con legami che resteranno per la vita. Impossibili da dimenticare, anche se la scelta del centrocampista di andare al Sudtirol è stata una decisione convinta.

Tommaso, come va?

Bene, sono contento di questa opportunità. Che il mio percorso con il Como fosse finito lo avevo capito da un po’, era giusto che mi riprendessi in mano la mia carriera. E sono contento di essere qui, ho una voglia di giocare che nessuno può immaginare, non vedo l’ora...

Apriamo serenamente il libro dei ricordi, o c’è anche un po’ di dolore in questo cambiamento?

Sono a Bolzano in prestito ma con obbligo di riscatto. Dai, non giriamoci troppo intorno, la mia storia con il Como è finita. Ma resterà il periodo più bello della mia vita professionale. E in un certo senso anche personale.

Cominciamo.

Davvero non so se riesco a ricordarmi tutto quello che vorrei dire. Tanto per iniziare, dopo pochi mesi che sono arrivato al Como, in ottobre, è nata mia figlia. Comasca. E già questo dice tanto.

Ma non era che l’inizio.

Infatti. Poi è stata una storia formidabile, tre anni e mezzo pieni di tutto. Gioie, sofferenze, difficoltà, ma soprattutto amici. Anzi, i miei fratelli. Perché non mi viene da definire in altro modo i miei compagni storici. Dobbiamo essere orgogliosi, e io lo sono moltissimo, di quello che abbiamo vissuto insieme.

Un album ricchissimo, che immagini sceglieresti?

Quel 25 aprile 2021, il giorno della promozione in B. Una svolta per la mia carriera, e non solo per la mia.

In che senso?

La cosa più bella di questa avventura è stata quella di essere riusciti a dimostrare, io e gli altri, che siamo tutti all’altezza di giocare in serie B. Una dimostrazione che abbiamo dato prima di tutto a noi stessi, e poi a chi poteva avere dubbi su di noi. Guardateli, Gabrielloni è ancora decisivo, Bellemo non si discute, Iovine ha più assist che minuti giocati, Solini in questa categoria ci sta tranquillamente... È una sfida che abbiamo affrontato e vinto insieme. Un’opportunità che forse staremmo ancora aspettando se non ci fosse stato quel 25 aprile.

E i gol, tu ne hai segnati otto tra C e B, quasi tutti importanti.

E tutti belli, tra l’altro. Vi avevo abituato bene... A parte gli scherzi, se devo sceglierne uno dico quello con l’Ascoli il primo anno di B. Anche per quello che dicevo prima. È stata una specie di liberazione personale.

Invece il primo, fu nella vittoria contro la Juve Under 23...

Quello è il gol in cui ho preso il Covid, ne sono certo.

Davvero? Una specie di ecatombe per il Como.

Praticamente tutti infettati. Io uno dei primi a prenderlo e uno degli ultimi a guarire. E mi sono ammalato lì, in quell’esultanza. In cui tra l’altro mi misi anche il dito in bocca per dedicarlo a mia figlia appena nata, tutto quello che potevo fare per essere contagiato quella sera l’ho fatto... E poi è partita una catena di contagi in cui siamo finiti praticamente tutti.

Adesso ci si può sorridere, ma fu uno dei tanti momenti difficili che avete dovuto affrontare.

Ma lì come in diverse altre occasioni il nostro essere un gruppo solidissimo ha fatto la differenza. Più che compagni, più che amici, la parola giusta è fratelli, non ne trovo altre.

Quanto ti costa lasciare questa squadra?

È un passaggio inevitabile. Forse è stato anche tutto troppo bello per poter durare di più. Il Como ha fatto delle scelte, io ho dovuto fare le mie. E sono sereno, ma questo non cancella niente. Non c’è un solo giorno di questi tre anni e mezzo che non sia indimenticabile, nelle gioie come nelle difficoltà. Penso anche all’anno scorso, in cui abbiamo dovuto lottare per chiudere il campionato tranquillamente. E ci siamo riusciti sempre con quella stessa arma, la grande forza del gruppo.

E ora?

Devo davvero dire grazie a tutti, alla società che mi ha consentito di vivere tutto questo, ai tifosi che mi hanno voluto bene, a una città in cui ho vissuto benissimo. Tornerò da avversario il primo aprile, ho guardato subito il calendario. Ma adesso ho voglia di concentrarmi sulla mia nuova squadra. E ringrazio il Como anche per questo, perché questa nuova opportunità mi è arrivata grazie a quello che ho fatto lì.

E a pescare dove andrai? La tua passione è notissima, sei stato un trascinatore in questo senso anche per altri tuoi compagni...

Sono già alla ricerca dei punti giusti sull’Adige... Adesso sono felice, è la scelta che dovevo fare. Ma quello che mi porto dentro di Como resta qualcosa di insuperabile. Perché il calcio non è solo una palla che rotola, c’è tanto di più. E noi quelle emozioni le abbiamo vissute tutte, resteranno per sempre.

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