
(Foto di Cusa)
La squadra di Fabregas domenica ha illuminato la serie A
La chiave di tutto, per il Como che domenica ha illuminato il campionato di serie A come mai aveva fatto nella sua storia, sta in quella frase di Fabregas: «Non bastano i soldi per vincere. Servono anche le idee». Così si spiega il Como che, dopo il successo con la Lazio ottenuto in quel modo, è finito sui tavoli delle trasmissioni tv sino a notte fonda.
Dopo soli 90’, sarebbe imprudente disegnare un futuro altrettanto luminoso. Ma è sufficiente restare ai fatti per raccontare un Como dall’impatto devastante. Con il 73% di possesso palla nella prima parte di gara, 7 tiri n porta contro 1, 10 tiri fuori contro 3, 6 angoli a 0. Come lo chiamiamo, questo? Dominio? Saremmo qui a celebrare questo inizio di campionato anche se di fronte ci fosse stata una neopromossa, ma davanti c’era la Lazio.
Dicevamo della frase di Fabregas. Lui si riferiva all’idea di schierare Vojvoda esterno alto al posto degli infortunati Diao e Addai. Ci ha regalato anche una chicca: parte dello staff era contrario, forse avrebbe ripiegato sulla scelta più logica tipo Kuhn. Ma lui è andato oltre.
Le idee del Como, però, non sono solo le scelte tattiche di Fabregas. E’ tutto il progetto, proprio, ad essere costellato di (buone) idee. Un mantra che ripetiamo da mesi: questi (gli indonesiani) non hanno solo i soldi, ma anche le idee.
E dopo la partita con la Lazio è il caso di ricordarle.
La prima idea di base è stata quella di puntare a un gioco “attrattivo”. Di solito questo tipo di progetto (che spesso nel calcio naufraga) ha basi solo tecniche. La voglia di giocare bene. Qui invece ha basi economiche: convincere il mondo a guardare il Como per avvicinare il turismo calcistico alla città. Dunque: se in altre piazze dopo una sconfitta, si mette un terzino al posto di un fantasista, qui si va avanti, perché è la base del progetto. Tutto molto diverso. E da questa idea è nato il Como visto contro la Lazio.
Di tutte le brillanti idee alla base di questo Como, ce n’è una misteriosa: hanno affidato il pacchetto a uno come Fabregas sulla fiducia. Nessuno poteva sapere che Cesc sarebbe stato “questo” allenatore. Culo o lungimiranza? Boh. Comunque le idee sono soprattutto sue, sul campo. Sul mercato e nella tattica. Il Como gioca in verticale ma la caratteristica più singolare, diversa da molte squadre, è la maniera in cui viene studiato l’ultimo passaggio. Questo non lo fa nessuno, a parte forse Gasperini. Che sia Paz, Perrone, Caqueret, Rodriguez, Diao o Addai, l’imbucata è sempre geniale. C’è una scuola, ovvio. Il passaggio in verticale riesce a far fuori il difensore avversario con una traiettoria mirata, a volte esterna, profonda, magica. Il Como spesso segna così (guardate i gol con SudTirol e Lazio) . Evidentemente un marchio di fabbrica .
L’idea sui giocatori è: prendere dei giovani fortissimi e creargli l’ambiente perché possano performare. Banale a dirsi, ma contate quanti lo fanno in Italia. Questa estate ci hanno triturato gli zebedei con Leoni, lo vuole tizio, lo vuole caio, poi è finito al Liverpool. Dominguez al Bologna dov’è? E Fazzini alla Fiorentina? Ve lo diciamo noi: in panchina. Qui i giovani finiscono in panchina. Salvo entrare a 10’ dalla fine e far dire ai giornalisti: interessante, bel prospetto. Fabregas compra i giocatori e Ludi organizza la bambagia per farli stare comodi. Un sistema curioso, ma efficace.
Le idee stanno anche nel valorizzare il mercato. Le quotazioni dei ragazzi salgono 45 milioni per Diao, 60 per Paz. il Como dice no. Un giorno di dirà sì, magari quando la cantera avrà cominciato a sfornare talenti. Nel frattempo, trattenerli fa parlare del Como e dà grande visibilità. Per ora la società ha avuto la forza di dire no a chiunque, pure per Fabregas. E’ la fase uno. Poi arriverà la fase due, quando il serbatoio sarà autosufficiente. In quel momento si potrà parlare di nuova Atalanta, come sistema, adesso le storie sono troppo diverse.
Anche sulle scelte ci sono idee e coraggio. Come affidare uno dei posti dei centrali difensivi a un ragazzo come Ramon, che sbaglierà prima o poi di sicuro, ma intanto ha personalità da vendere. Intanto per la difesa spunta il nome del romanista Hermoso. Chissà, potrebbe essere un’altra idea brillante.
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