Como, senti Strefezza: «Sorridi con me»

Alla scoperta del brasiliano che sta facendo impazzire i cuori azzurri

Gabriel Strefezza, Como è pazza di te.

Davvero? Sono contento. Ma non ho fatto ancora molto.

Vabbeh, due partite, due vittorie con due tuoi gol.

Vero. Due gol per certi versi simili. Ma uno con destro, e uno con il sinistro.

A uno come te si chiede sempre: ti piace fare di più gli assist o i gol?

Beh... (ride, ndr) i gol. Mi piace anche fare gli assist, se posso mettere un mio compagno nelle condizioni segnare, sono contento. Ma segnare, beh... è il massimo.

Due gol a Como. Ma tu hai segnato molto solo negli anni a Lecce.

Vero. Perché ho fatto tutti i ruoli del mondo, giravo per il campo. Spesso facevo l’esterno dei 5, che non mi consentiva di arrivare in zona gol. Poi c’è stata la svolta.

Quando?

Con Baroni a Lecce. Lui un giorno mi ha detto: “Gabriel, prova a stare più vicino alla porta. Con quella capacità di saltare l’uomo, se lo fai lì vicino vedrai che fai gol”. Detto fatto: la partita dopo era contro il Crotone, ho segnato, e il mio ruolo è cambiato. Devo dire grazie a Baroni.

Due gol nel Como segnati dalla stessa mattonella. Non è un caso, vero?

A Lecce ho cominciato a fare l’esterno, però non un esterno che sta là fuori, ma che a un certo punto può anche rientrare e colpire, magari con il sinistro. Dunque quella è una soluzione.

Ci ha colpito la capacità di farti trovare libero tra le linee. Uno come te che è un osservato speciale dalle difese avversarie eppure come una magìa, spunti lì da solo. Sei un mago?

(ride ancora, ndr). Ma no, è questione di colpo d’occhio. Devi cercare di anticipare le mosse, capire dove metterti.

Molti sono rimasti colpiti dalle tue gambe potenti: c’è del lavoro o è costituzione?

Tutte e due. Già da ragazzino avevo uno bella massa muscolare ma poi ci ho dato dentro.

Noi abbiamo fatto il gioco su chi assomigli. Tu che dici?

Come caratteristiche dico che forse posso ricordare Mertens, Insigne, Pedro. Il mio preferito è Dybala. Ma il mio modello da piccolo era Cristiano Ronaldo.

Colpisce il tuo volto sempre sorridente.

Sì, per me il calcio è gioia. In questo mi sento molto brasiliano. Mi piace sorridere, sono un ragazzo solare.

Ti hanno detto che qui, con il numero 21, c’è stato un altro brasiliano, Oliveira, che ha portato il Como in serie A?

Sì, qualcuno me l’ha detto. Lui non me lo ricordo, ma sono contento di questo precedente. Spero che porti fortuna.

Appunto. Cosa ne pensi della squadra e delle possibilità di andare in serie A?

Credo che una delle cose fondamentali sia il gruppo. Una volta capito che la squadra è forte, una carta può essere il gruppo. Mi sono inserito subito perché c’è un bel clima e questo fa la differenza.

Cosa pensi del ciclo che aspetta il Como? Può essere decisivo?

Secondo me sì. Perché giochiamo con tutte le migliori, una partita dopo l’altra. Vero che poi il campionato sarà ancora lungo, ma qui dobbiamo dimostrare di essere all’altezza.

Che impressione ti ha fatto Como?

La città è bellissima, ho fatto due passi in centro, tanti negozi, il lago molto bello. Il posto è incantevole.

Però abiterai a Milano.

Ho cercato casa a Como, ma non abbiamo trovato la soluzione giusta. Milano può essere una soluzione comoda. Poi vedremo.

Il pubblico. A Lecce eri abituato a 30mila persone...

Sì, ma venerdì con quell’acqua c’era un bel tifo. Mi pare che ci sia un bell’attaccamento anche qui.

Cosa significa l’esultanza con la L?

E’ l’iniziale del nome di mia moglie, Larissa. Mi aveva chiesto una dedica se avessi segnato. Si solito faccio la M, le iniziali delle mie due figlie.

Hai passaporto anche italiano, ma quanto sei brasiliano?

Tanto. Mi piace il cibo della mia terra, l’altro giorno sono andato al ristorante brasiliano di Como. Mi piace anche il Carnevale, ma non posso mai andarci.

Allora ci divertiremo...

Spero di sì. Siamo forti.

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