Di colpo un Como a tutta velocità. La svolta a destra

Calcio. Contro lo Spezia, azzurri molto “verticali” e il lavoro tattico comincia a dare i frutti sperati

Un altro Como. Nel parlavano tutti alla fine della partita con lo Spezia. Al di là del 4-0, figlio di una prestazione sprint, a tutta velocità, con schemi adatti a esaltare la velocità uno contro uno di gente come Da Cunha, Blanco, Cutrone, Chajia. Non si era mai visto sinora un Como così fulmineo, capace di colpire come una vipera. Tre passaggi per andare in porta. Un calcio più inglese che spagnolo. Ma l’arrivo di Roberts non tragga in inganno, perché l’impostazione culturale di Fabregas è molto britannica (dopo le sue esperienza da giocatore all’Arsenal e al Chelsea): ok il tiki taka, ma se c’è la possibilità di andare in verticale, veloci, come un raggio laser, ci si va senza tanti fronzoli. Certo è che questo concetto era stato espresso in conferenza stampa da Roberts proprio alla vigilia della partita: «Quando si può far male in tre passaggi, perché impiegarne trenta? La squadra deve capire quando si può». Un lavoro partito dopo la sostituzione di Longo, ed evidentemente lungo e laborioso, visto che la squadra ha fatto fatica ad essere dominante e letale nelle prime partite. Contro Feralpisalò, Lecco, Palermo, era stato un Como scontato, un po’ impantanato. A Brescia (pur nella sconfitta) si era visto qualcosa di nuovo. A Cosenza e (soprattutto) in casa con lo Spezia l’idea di una trasformazione. E gli osservatori arrivati dopo qualche settimana al Sinigaglia, hanno parlato di «un altro Como».

Moduli

La prima idea è quella di dare un’occhiata ai moduli, per capire cosa sia cambiato, ma la sensazione è che sia una strada sbagliata. La squadra ha sempre giocato, da agosto a oggi, con un 4-2-3-1, che poi in fase di impostazione diventa 3-2-4-1. A Cosenza c’è stata la novità delle due punte, ma Cutrone agiva da esterno sinistro, e dunque il modulo era sempre quello. Piuttosto, chi con lo Spezia ha parlato di 4-4-2 non ha sbagliato, ma bisogna capire come ci si è arrivati: mettendo Cutrone in verticale dietro Gabrielloni, è naturale che in fase di possesso poi si giochi con due punte e diventi un 4-4-2. Con le due punte le cose cambiamo nello sviluppo del modulo.E addirittura c’è chi ha parlato di 4-2-4 di contiana memoria. Il fatto è che, più che il modulo, è la sua interpretazione che cambia le cose. E su questo sono ormai due mesi che Fabregas martella: attenzione, postura, tempi di gioco, concentrazione. Ogni singolo pare aver alzato l’asticella.

Interpretazione

Ma quello che indica maggior mente quanto lo sviluppo del Como nella testa di Fabregas si sia evoluto, lo indicano le scelte. Guardiamo il 4-2-3-1 delle sue partite: l’unica volta in cui ha messo tre giocatori offensivi nei tre dietro l’attaccante, è stato contro il Lecco (Da Cunha, Chajia e Verdi). Poi, a destra, ha schierato Iovine con la Feralpi e Cosenza, Vignali a Brescia, Cassandro a Bolzano e con il Palermo, con l’unico caso di Kerrigan con il Modena. Dunque significa che non si fidava ancora, nello schierare i quattro uomini offensivi. Una sua fissa, dichiarata all’inizio della sua avventura. Il fatto che adesso si sia schierato Blanco, larghissimo e alto a destra, significa che si è schiacciato il pedale dell’acceleratore. Blanco, che tra l’altro era lì lì per finire nella lista dei partenti. Ora vedremo se verrà riproposta, e quando, la versione tutto-attacco. Se si potrà vederla anche con le big. E se il mercato proporrà nomi nuovi per l’esterno destro(Chajia sta meglio a sinistra, ma da lì non si vuole spostare Da Cunha). Resta il fatto che la svolta del Como è a destra...

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