Fabregas: «Diao sta bene, tentato di farlo giocare»

Intervista «Anche l’anno scorso non andavamo male, ma spesso ci facevano gol al primo tiro in porta»

Como

Cesc Fabregas torna in panchina, e tutto sommato le due giornate in tribuna non gli hanno dato fastidio, soprattutto vedendo come è andata. «Guardare la partita dall’alto è molto più bello, si può vedere e analizzare tutto meglio, e dunque anche gestire meglio la situazione, quindi questo mi è piaciuto. Quello che invece da lì non posso fare è stare ancora più vicino alla squadra, avere con loro un confronto continuo anche durante la gara, ed essendo un gruppo giovane questo aspetto è importante. Anche se chi c’era ha gestito tutto molto bene».

A Parma si torna giù, nel vivo. Per una gara che si presenta molto diversa da quella contro la Juve. «Il Parma è una squadra molto difficile da analizzare, soprattutto nella fase difensiva. Sanno interpretare moduli diversi, Cuesta è un allenatore giovane ma molto curioso di imparare, e molto bravo. Abbiamo avuto modo di chiacchierare un paio d’ore durante la prima sosta del campionato, l’avevo già incrociato negli anni prima in Inghilterra, con l’Arsenal ha già fatto grandi esperienze». E per sfidare questo Parma Cesc ritroverà Kuhn e anche Diao, «con la Juve portarlo è stato un po’ un rischio, ma ora ha una settimana di lavoro in più. E’ già in grado di giocare». Anche se ha decisamente più possibilità di partire titolare Kuhn, che sta meglio. Il problema sugli esterni offensivi, del resto, non è risolto: manca ancora Rodriguez e Addai, dice Fabregas, potrebbe non essere convocato neppure stavolta.

Tre gare in una settimana, sarà ancora una rotazione quasi completa come avvenne nell’occasione precedente? «L’idea di riuscire a far giocare tutti c’è sempre, per ora però pensiamo solo al Parma». In cui ritroverà, da avversario, Patrick Cutrone. «Lo seguo, mi fa piacere che stia giocando sempre. Ha fatto la scelta che ha voluto, si merita sempre il nostro incoraggiamento, magari non per questa volta...».

La sua squadra, in questo momento, di incoraggiamento non ha gran bisogno. «Sarebbe bello riuscire a tenere questo gruppo di giocatori per due o tre anni, aggiustando solo l’indispensabile, mantenendo questa mentalità. Per me è un piacere lavorare con ognuno di loro, chi gioca di più o di meno, tutti stanno crescendo tanto». Si sofferma sulla difesa, cresciuta in rendimento generale e a livello individuale. «Anche l’anno scorso non andavamo male, ma spesso ci facevano gol al primo tiro in porta. Siamo cresciuti sì, guardate un giocatore come Kempf cosa sta diventando... E Smolcic, un piccolo soldato. Ognuno quando entra dà il massimo, sono da citare tutti». Anche per la capacità di adattarsi a lavorare in ruoli diversi dal proprio, come domenica quando mancavano tutti gli esterni offensivi. «Un obiettivo importante è questo: giochi chi giochi, la mentalità non deve cambiare».

Chiusura sull’Australia e sui tifosi, dopo il dietrofront della Liga sulla partita a Miami.«In Spagna si sono parlati i capitani delle squadre, e hanno scelto un messaggio forte. La mia opinione? L’ho già espressa – a suo tempo disse che andare a Perth non gli sembrava una scelta opportuna, ndr – ma io lavoro per questo club e sostengo quello che chiede la società. Nel calcio però la parte più importante sono i tifosi, quelli che pagano, quelli che fanno chilometri per seguire la squadra. E quando questo viene loro impedito, quando non c’è rispetto per loro, la loro rabbia è giusta».

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