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Lunedì 20 Ottobre 2025
Fabregas: Giusta mentalità: «Poi “litiga” con Tudor»
Interviste «Anche senza i quattro esterni, l’idea non cambia, sebbene ci siamo dovuti adattare e preparare in modo diverso»
Como
l campo, tra i suoi ragazzi. Come una belva in gabbia, Cesc Fabregas (era squalificato) al fischio finale è volato in campo, dai suoi giocatori, per festeggiare la vittoria: solito cerchio, solito discorso alla squadra, solito pugno alzato verso la curva. Il suo Como ha riscritto la storia, dopo 73 anni: da tanto, i biancoblù non battevano la Juve in campionato.
«C’è soddisfazione generale, non solo per il risultato – queste le parole del tecnico spagnolo -, ma anche per il risultato. Non è l’unica cosa positiva: abbiamo avuto un’idea di gioco, ho visto la giusta mentalità e coraggio: il risultato arriva da solo quando le cose si fanno per bene».
E tutto questo è stato ottenuto praticamente senza esterni di ruolo, fondamentali nel gioco di Fabregas: «Anche senza i quattro esterni, l’idea non cambia, sebbene ci siamo dovuti adattare e preparare in modo diverso. Ma tutti hanno giocato benissimo: Moreno, Perrone con la solita intelligenza, Kempf, Caqueret… tutti. Tatticamente è stata molto ben preparata, il nostro “quadrato” in attacco molto ben eseguito».
Cesc trova un difetto: «È mancata nel primo tempo la finalizzazione che la squadra “top” spesso ha, per chiudere la partita. È un particolare che a noi spesso manca. La stiamo allenando. Ricordate un anno fa? Ricevevamo tanti complimenti nella prima parte della stagione, ma avevamo pochi punti. Stiamo provando a cambiare tutto questo».
Fabregas rende poi merito agli avversari: «La Juventus prova sempre il triangolo sull’esterno, noi abbiamo sempre messo un ostacolo. Poi è ovvio che ci sono giocatori incredibili, come Yildiz e Conceiçao: puoi fare la partita perfetta, ma loro possono trovare sempre la grande giocata».
Nell’abbraccio collettivo cosa vi siete detti? «Che il nostro cuore, il coraggio e la personalità non devono mai mancare. E il nostro cuore è grande: siamo stati senza tifosi per quattro turni, tra l’impossibilità di viaggiare in trasferta e per il loro aiuto prestato al territorio colpito. Per noi e per loro è una vittoria importantissima, una partita storica per noi: un motivo d’orgoglio. Ma oggi è finita, da domani si prepara la prossima».
In tribuna c’era il suo vecchio maestro Wenger, emozionato? «Gli ho dato il biglietto, aveva l’opportunità di venire a Como, era con il vecchio vicepresidente dell’Arsenal, David Dein. Non mi ha visto in panchina purtroppo, siamo stati un’ora a parlare insieme nel prepartita. Loro in me hanno creduto quando avevo sedici anni: è una cosa che porto sempre con me». Altri miglioramenti evidenti in difesa: «Dobbiamo solo essere orgogliosi di ave battuto una squadra che tra due giorni affronterà il Real al Bernabeu. Noi li potremo ammirare dal divano, con l’ambizione di arrivare un giorno anche noi a quel livello». Poi la frecciata Tudor: «Mister Tudor – io a differenza sua, che mi ha chiamato solo ‘l’allenatore del Como’, lo chiamo con rispetto mister Tudor – ha detto che io prendo tutti i giocatori, magari non gli hanno spiegato bene come funziona qui».
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