Fabregas, Xavi e il Barça: «Io in panchina lì? Per ora sto bene a Como»

Il campione spagnolo ospite a Catalunya Radio: «Cresco in un posto dove non ho pressioni» Il campione spagnolo ospite a Catalunya Radio «Cresco in un posto dove non ho pressioni»

Cesc Fabregas è stato ospite a Catalunya Radio, a Barcellona. È stata raccontata la sua vicenda sportiva attuale, nello staff tecnico del Como, e gli è stato chiesto di commentare la decisione di Xavi Hernandez di lasciare il Barcellona il 30 giugno.

Cesc ha commentato che non è stata una cosa che lo ha sorpreso perché «siamo nel calcio da molti anni, abbiamo visto tutto e la verità è che è difficile per te qualcosa potrebbe sorprenderti. Conosco Xavi come persona e giocatore, ma non come allenatore. È una persona molto positiva, felice, vuole sempre il meglio, vincere... Crede sempre in quello che fa, sa guardare avanti. Credevo che il Barça avesse bisogno di una persona così. Guardi le sue partite e vedi tanti ragazzini, come ha fatto Koeman con Pedri, Gavi o Araujo, ma li ha fatti andare a un altro livello, un passo avanti». Quello che vorrebbe fare lui con i giovani a Como...

Poi: «Il Barça è uno dei tre club più grandi del mondo e, alla fine, se la pressione di questo club riesce a pesare su una persona positiva come Xavi, ovviamente, significa che la pressione è molto alta».

Ovviamente gli hanno chiesto qualcosa sul suo futuro magari sulla panchina del Barça, Cesc non ha chiuso le porte, ma ha sottolineato che «alla fine è una cosa che non si può sapere. Penso che prima devo crescere, fare dei passi... Ecco perché sono felice dove sono (a Como, ndr.) perché non ho una pressione molto alta. Non posso parlare per tutti, perché quello che ha vissuto Xavi è ciò che ha vissuto lui e la pressione che ha deve essere insormontabile. Tutto dipende dalle stagioni, il calcio cambia, le dinamiche cambiano e poco a poco devi provare a scoprire il tuo vero livello come allenatore perché, alla fine, possono giudicarti, possono dirti che sei molto bravo, che a loro piace come gioca la tua squadra, oppure no, ma alla fine è il lavoro che fai giorno per giorno. Ci sono allenatori che, per dirla in un certo senso, non sono ben visti, ma li vedi lavorare tutti i giorni e pensi: questa è una crepa. Devi sentirti bene con te stesso».

Ha aggiunto, riguardo alla decisione di Xavi, che «se ha detto che non gli piace più lavorare dal lunedì al venerdì, penso che sia tutto detto. Sono molto appassionato nel preparare le partite dal lunedì al venerdì, studiare l’avversario e preparare gli allenamenti. Cosa si può fare, dove sono le superiorità, i momenti di gioco, le chiavi, se è una squadra corta, lunga, attacca dall’alto, pressa in blocco alto o basso... Amo queste cose e mi diverto».

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