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I tifosi al seguito del Como a Barcellona
CALCIO
La manita del Barcellona non ha tolto il sonno ai tifosi del Como, soprattutto a quei pochi (una trentina circa) che hanno avuto la fortuna di partecipare alla festa del Gamper, direttamente allo Stadio Johan Cruijff. Per loro è stata comunque una serata magica: il poter dire «Io c’ero» e aver assistito alla prima assoluta del club lariano contro il Barca.
La spedizione comasca all’interno dell’impianto di allenamento (un gioiellino da 6mila posti) si è arricchita all’ultimo momento: due fortunati hanno trovato i biglietti online, poco prima della gara. Altri sono già dentro da almeno due ore: sono posizionati sulla bandierina opposta alle panchine, si sentono due bambini gridare «Como! Como!».
Compare anche uno striscione, che poi viene inspiegabilmente tolto: sono le rigide regole del servizio di sicurezza. Incontriamo quattro tifosi sempre presenti in Curva: Patsy, Claudia, Marco e Roberto Radaelli. Un po' emozionato: «Quando è uscito il nome del Como, per il Gamper, abbiamo preso i voli. Il resto l’ha fatto la fortuna di conoscere un socio svizzero del Barcellona, che ci ha procurato i tagliandi a metà prezzo. Una grande esperienza, siamo felici, non l’avremmo potuta neanche immaginare qualche anno fa …».
C’è anche chi, per il Como, ha fatto follie. Stefano Bajer, in vacanza con compagnia e figlio, pur di esserci ha acquistato una poltrona vip: grande spesa (500 euro di tagliando), massima resa. «Era un’occasione unica, ho fatto questa pazzia. È stata la festa dei catalani, mi sono piaciuti molto l’atmosfera, le loro canzoni e il loro slang. Penso che il concetto del Gamper sia molto simile a quello che sta provando a fare la nostra società con la Como Cup: avviare una tradizione, magari abbinata alla presentazione della squadra. Cosa mi ha impressionato? Lamine Yamal, ma ho notato un atteggiamento un po' troppo indisponente».
E poi c’è Francesco Cannito che - pur non avendo il biglietto - ha cercato in tutti i modi di entrare: «Ho passato un’oretta a girare per i vari cancelli, sperando in un pertugio, in uno steward accondiscendente, in un raggio di luce: purtroppo non c’è stato verso, mi sono rassegnato a guardare la partita dal telefono, sul marciapiede, ma essere lì è stato comunque speciale».
Il più fortunato? Fabio, con il figlio Lucas. Sono di Cernobbio, ma vivono in pianta stabile a Formentera da anni. Lui fa il giardiniere, e la scorsa estate ha sistemato il giardino di Hans-Dieter Flick, allenatore del Barcellona: «Gli ho scritto su Instagram, si è ricordato di me, e mi ha procurato due biglietti omaggio. A saperlo prima, gli avrei anche chiesto di non esagerare così, in campo…».
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