L’annuncio di Iovine: «Smetto, entro nello staff»

«Volevo dirvi che quello di Pepe Reina non sarà l’unico addio al calcio di questi giorni. C’è anche il mio»

CALCIO

Ultima conferenza stampa della stagione di Fabregas. Entra Charlie Ludi. Strano. Si siede in platea. Poco dopo entrano Fabregas Gatto e Iovine. I primi due si siedono sulle poltrone degli ascoltanti, Iovine invece si siede sulla poltrona del conferenziere. Gli trema la voce, è emozionato: «Uff, difficile...», sorride. Scatta un applauso. Si scioglie: «Volevo dirvi che quello di Pepe Reina non sarà l’unico addio al calcio di questi giorni. C’è anche il mio. Mi fermo qui: smetto».

Il peggio è andato. Spiega: «Ci ho pensato bene, ci ho ragionato negli ultimi mesi, nelle ultime settimane, con la mia famiglia, con il club. Alla fine ho preso la decisione». La ragione è presto detta: «Il club mi ha aperto la porta per restare, in un ruolo diverso. Quale? Vedremo. Ho visto che vita fa Charlie (ride, ndr), non la vita di scrivania non mi piace, telefonino, chiuso in una stanza. Anche il Team Manager non mi sembra adatto. Penso a un ruolo di campo. Cesc ha detto: basta che non mi porti via il posto, poi ok». Risate a stemperare l’emozione. A 33 anni non è presto per chiudere? «Ho messo sul tavolo pro e contro, e alla fine credo di aver fatto la scelta giusta. La possibilità di poter lavorare in questo Como per me è una grande opportunità». Gli si chiede se è pronto per le emozioni di oggi: «Eh, sarà dura. Prima di tutto sono ancora nel gruppo rosa, dunque prima di pensare al mio addio,penso alla partita, alla voglia che abbiamo di vincere. Da questo punto di vista sono concentrato, al di là che giochi 90 minuti o 0. Poi certo, per me sarà speciale in ogni caso».

Peggio oggi o quando fu costretto da giovane a lasciare il Como per il fallimento? «Non c’è paragone. Oggi c’è un futuro davanti. Il Como ha passato tante pagine buie, ma adesso con questa società stiamo vivendo qualcosa di molto bello. No, non farei proprio questo paragone».

E’ stata comunque una stagione ricca di emozioni: «Ho debuttato in A, ho festeggiato le 150 presenze, ho indossato la fascia. Davvero un misto di cose belle». Gli chiedono anche se il suo fisico un po’ leggero gli abbia pregiudicato un po’ di minutaggio in più: «Non so, certo è stato un elemento con cui mi sono confrontato. Ma è stato bello tutto. E grazie a voi che mi avete seguito sin da quando sono tornato a Como con grande affetto».

E’ il momento della celebrazione: Ludi, Fabregas e Gatto lo raggiungono, gli regalano una maglia con il numero 151, quello delle sue presenze. Posa tra flash e applausi. Basta così. Oggi la festa. E comunque non sarà un addio, ma un arrivederci.

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