Ludi: «Como da serie A, ma attenzione ai trabocchetti»

Intervista con il direttore generale: «Dobbiamo migliorare la squadra senza intaccarne i valori»

Charlie Ludi non è al sole di Marbella, ma al freddo di Como. Dal suo ufficio le raffiche di vento si sentono sui vetri. Da qui, in collaborazione con il resto della società, Suwarso, Fabregas, Roberts, Facchin, gestisce il mercato di gennaio. Un mercato per andare in serie A. Almeno così si dice.

Che mercato sarà?

Un mercato per migliorare la squadra, per essere ancora più competitivi. E per non rovinare quanto fatto sin qui. Non spostare gli equilibri di un complesso che si è rivelato competitivo.

Addirittura da far sognare la serie A.

Noi sapevamo che la squadra era forte. Poi, quanto forte, o il come esprimere questa convinzione, sono dettagli.

Quanti giocatori ci aspettiamo?

Tre o quattro elementi nuovi. Ma poi il mercato è dinamico, può proporre opportunità inattese. L’importante è aggiungere della qualità.

Giovani o esperti?

Una differenziazione che non mi interessa. Inutile. Da Cunha è un giovane, ma è forte. Se prenderemo un giovane, sarà un giocatore che potrà aggiungere qualcosa.

Un difensore centrale, un centrocampista, un esterno offensivo e una punta?

Più o meno, è la base di partenza.

Si è letto di Belotti.

Trattativa mai davvero iniziata.

Ma è logico aspettarsi un nome di grido?

Con Fabregas, Wise, lo stesso Roberts, mi sembra che i nomi non mancano. Poi, come detto, se capita l’opportunità, può essere. Ma non è un’ossessione.

Gunter?

La trattativa si è un po’ raffreddata in queste ultime ore.

Si è letto di Puscas, Mulattieri, Bonfanti.

Puscas è una trattativa addirittura di oltre un campionato fa. Mulattieri è un giocatore interessante, ma non c’è una trattativa. Bonfanti è uno attenzionato.

Il Como cambierà modulo?

Non mi risulta, e comunque delle questioni tecniche dovete parlarne con lo staff. La filosofia di questa squadra è sempre stata quella di elasticità sui moduli e la capacità di utilizzarne diversi. Dopodiché, la squadra sin qui ha avuto una sua fisionomia, e credo che non ci sia intenzione di cambiare.

Cosa è cambiato da Longo a Fabregas?

Non penserete che mi metta a fare disquisizioni su un un’area che non mi compete... Posso dirvi che Cesc sta facendo un lavoro molto certosino, sui particolari che possono fare la squadra dominante.

La trasformazione, per così dire, è già ultimata?

Ecco, questo è un aspetto. Il mercato arriva in un momento in cui non è ancora ultimato il progetto di cambiamento. Sono particolari che vanno tenuti presenti.

Parliamo delle cessioni: Cerri?

Cerri è un giocatore molto importante, non solo per la squadra di oggi ma per la storia recente del Como. È arrivato percepito come un marziano, e si è calato nella realtà con grande umiltà, entrando perfettamente nel meccanismo. I fatti casuali hanno creato una certa situazione: ha avuto un grave infortunio, la squadra ha performato, e poi cambiare strada era complicato. È normale che rifletta sul da farsi. Io non so se sarà ancora qui a fabbraio. Ma so che se resterà, sarà una pedina importante della squadra.

Arrigoni?

Anche lui un pezzo importante e anche lui sta valutando la situazione.

Vignali?

Sta rientrando adesso, mentre parliamo, da Marbella perché le parti hanno raggiunto un accordo con lo Spezia.

Ce lo ritroveremo di fonte da avversario il 13...

Si vede che fa fatica a staccarsi da noi.., (sorride, ndr). A parte gli scherzi: cose che capitano.

Scaglia e Solini.

Scaglia non è partito per Marbella, ci sono opportunità altrove. Solini piace a una società di C (il Vicenza, ndr).

Se partiranno tutti e due, prenderete due centrali?

Può darsi.

Operazioni di mercato che l’hanno particolarmente soddisfatta?

Potrei parlarne per ore. Quelle indovinate, ovviamente. Ce ne sono tante. Fatemi dire che Odenthal è uno dei migliori centrali del campionato e che Curto si è perfettamente integrato nel meccanismo. Ma come mai non mi chiedete di Cutrone e Gabrielloni? A ogni mercato me lo chiedevate...

Beh, adesso sono... incedibili.

Appunto. Le cose cambiano nella percezione della gente. Il calcio è un mondo in movimento.

Il Como potrebbe andare in serie A. E con lo stadio come la mettiamo?

La società sta pensando al progettone, ma sono sicuro che se dovesse capitare di salire non si farà trovare impreparata sul fronte delle necessità. L’obiettivo sarà far giocare la squadra a Como subito.

Però non si riescono a mettere giù mille seggiolini...

Per la verità quelli sono stai messi.

Sì, ma non c’è il via libera per occuparli. Ci spiega, per cortesia, cosa dobbiamo ancora aspettare?

Noi abbiamo fatto quello che dovevamo. Ci sono più soggetti interessati e devono incastrarsi. Io non ho dubbi che presto arriverà il nulla osta. Magari ci aspettavamo di averlo più in fretta, ma arriverà

Parliamo di Roberts?

E cosa c’è da dire?

Il perché di questa scelta.

Semplice: il Como cercava un allenatore per sostituire Fabregas al quale è scaduta la deroga. Si è cercato un profilo che fosse organico ai concetti sin qui espressi. Un allenatore abile nello sviluppo di un concetto di pressione e dominazione della partita.

Ok, ma c’era già Cassetti.

Cassetti non è un allenatore, ma un valido elemento dello staff con patentino. Qui serviva un allenatore.

Roberts non è però una scelta scontata. Per lo meno, non lo si conosce.

Non è colpa nè di Roberts nè nostra. Colpa di chi non si informa. Stiamo parlando di un profilo molto importante, che ha partecipato a progetti calcistici di alto livello, non ultimo quello che ha portato il Marocco al quarto posto mondiale. Dovete anche immergervi nella nuova dimensione internazionale che la società deve dare al progetto, lontana dalla mentalità degli orticelli dove quel che è mio non è tuo. In futuro Roberts si occuperà dello sviluppo del progetto Como.

Come Henry.

Henry è un consulente e un consulente non lo si misura da quanti giorni è qui. Segue il Como e darà il suo contributo.

Lei va sempre in panchina.

A me piace seguire la partita vicino ai ragazzi. Sono molto coinvolto. All’inizio ci ero andato per supportare Gattuso, d’accordo con Jack, visto il rapporto che ci legava. A Longo avevo chiesto se potevo ancora farlo, e lui per tutta risposta mi ha chiesto di farlo anche in trasferta. Fabregas non ha eccepito nulla e ho continuato ad andarci. Ora lo chiederò a Roberts. Se non vorrà, nessun problema: conosco la sacralità dei luoghi. La panchina è dello staff tecnico, lo spogliatoio dei giocatori, questo ufficio dei dirigenti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA