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Domenica 08 Giugno 2025
«Mai avuto paura di perdere Fabregas. Vogliamo crescere»
Suwarso, presidente del Como: «Per noi la cosa si è chiusa in fretta. Il nostro percorso è solo all’inizio»
Si può cominciare gli articoli che riguardano Mirwan Suwarso sempre nello stesso modo? Si può. Perché di quest’uomo colpisce sempre la serenità con cui tratta gli argomenti. Prendete Preziosi, un altro bello ambizioso. Andavi nel suo ufficio, e sembrava ti parlasse da una trincea, pronto sempre a sfidare tutto e tutti. A Mirwan manca solo il bicchiere di cachaca con l’ombrellino colorato dentro. Surplace. Anche all’indomani della tre giorni più complicata (almeno per noi che abbiamo seguito a distanza l’evoluzione dei fatti) della storia del suo Como. Quelli della conferma di Cesc Fabregas dopo un ottovolante di voci e indiscrezioni riguardo all’interesse dell’Inter. Con il presidente abbiamo parlato di questo, ma non solo. Inshallah.
Presidente, qui è stato tutto un su e giù di emozioni. Fabregas all’Inter, sì, no, forse.
Non so come l’avete vissuta qui. Io non ho avvertito questa incertezza. Le cose erano chiare e si sono chiuse in fretta.
Si dice che avete negato l’autorizzazione a Fabregas di parlare con l’Inter. Ma l’avete negata a lui o all’Inter?
Abbiamo ricevuto una richiesta di poter contattare il nostro allenatore da parte di Marotta, a cui abbiamo dato risposta negativa, confermando la volontà di voler andare avanti con il nostro allenatore. Finita lì.
Eh, sì facile... Ma l’Inter restava convinta, si è parlato di un colloquio tra Ausilio e Cesc, la sera del famoso dibattito sul palco di Londra.
La sera del dibattuto sul palco, Fabregas è stato prima con me e poi è andato a cena per festeggiare il compleanno della moglie.
Il suo comunicato è sembrato duro, netto, come se fosse infastidito dalla insistenza dell’Inter...
Il comunicato l’ho fatto quando hanno cominciato a chiedermi tutti la stessa cosa. Allora ho detto le cose come stavano.
Però a una domanda sul fatto che Fabregas potesse rimanere, si è fatto scappare un “Sì, speriamo”, che ha fatto sobbalzare tutti.
Beh, lì è colpa della traduzione. In inglese si usa un termine per chiudere una risposta che non è possibilista, ma in italiano sì. Solo un problema di lingua.
Mai avuto paura di perdere Fabregas?
No.
Lui è contento? Ci è parso un po’ rabbuiato all’arrivo all’aeroporto. E quel silenzio è stato interpretato da tutti come un imbarazzo.
Cesc è arrivato all’aeroporto e ha scelto di non parlare perché non c’era nulla da dire. Qualsiasi cosa avrebbe potuto essere male interpretata. Quanto al suo stato d’animo, beh mi sembra che le sue parole dal palco di Londra siano state molto chiare, ama questo progetto.
Secondo lei è deluso?
Assolutamente no, come detto era con me il giorno prima a Londra e abbiamo parlato del futuro del Como davanti a migliaia di persone. Se credi in quello che fai, vai avanti.
Prima il Bayer, poi la Roma, adesso l’Inter... Non è che Fabregas parla un po’ troppo?
Parlare non è negativo. Anche noi parliamo con diversi club, magari per scambiare opinioni su giocatori. Cesc ha sempre condiviso queste situazioni con estrema trasparenza. E’ un grande professionista e una persona limpida.
Aver detto no all’Inter, in qualche modo eleva lo status del club?
Siamo molto concentrati a far crescere il progetto, ma non è con un no all’Inter che lo fai. Stiamo lavorando su diverse questioni. Per esempio la crescita della Primavera, fondamentale. Cesc vuole una rosa ristretta ma serve un serbatoio di giovani all’altezza in caso di evenienza. Un lavoro lungo. Poi c’è la questione della sostenibilità. La proprietà lavora affinché un giorno il club possa essere sostenibile, dunque anche pensando a come creare un valore nei giocatori. Se un giorno, fra tre anni mettiamo, andremo in Europa, ci sarà da rispettare il fair play finanziario e non è che lo prepari così, dall’oggi al domani. Quando avremo tagliato tutti questi traguardi, allora potremo dire che il Como è cresciuto. Restiamo un piccolo club di una piccola città, ma con voglia di crescere.
Equazione: se avete avuto la forza di confermare Fabregas, adesso dovete dargli una squadra da Europa...
Noi vogliamo crescere, stagione dopo stagione. Siamo ambiziosi, noi e il mister. Cercare di migliorare è una garanzia.
E’ vero che alla cena di Natale aveva detto che l’obiettivo era l’ottavo posto?
Ho detto che lo sognavo. Siamo arrivati decimi, non male.
E l’anno prossimo?
Speriamo di migliorare rispetto a questa stagione. Un passo alla volta.
Lo scorso mercato, brillantissimo, è stato fatto arrivando prima su elementi giovani di valore. Andrete su giocatori più “formati”?
No, la strategia resta la stessa. Certo, vorremmo alzare il livello ulteriormente, ma per esempio non è facile convincere un giovane che gioca in Europa a venire qui. Vediamo.
A proposito: Nico Paz?
Non abbiamo notizie. Aspettiamo. Abbiamo parlato anche due giorni fa con il Real Madrid, ma non hanno ancora deciso cosa fare.
Parliamo della stagione appena terminata. Contento?
Molto contento. Credo che sia stato fatto un bel lavoro.
C’è qualche partita, qualche momento rimasto nel cuore più di altri.
Oh, sì. Bergamo, perché arrivavamo da un momento difficile e pensavamo, ahi, adesso con l’Atalanta sarà dura, e invece è venuta fuori una grande partita. La vittoria con il Napoli. E poi dico una cosa che non vi aspetterete: la vittoria di Parma. Perché a San siro con il Milan avevamo giocato bene, ma loro erano stati più... come dire? concreti. Ecco, a Parma abbiamo mostrato che avevamo imparato la lezione,e pur contro un Parma che aveva giocato molto bene, avevamo portato a casa la vittoria. Ma lasciatemi dire una cosa.
Prego.
La gioia più bella è vedere il clima allo stadio, la gente in giro con le maglie del Como, i bambini vestiti di azzurro. Abbiamo venduto non so quante magliette, e la squadra ha una empatia con la gente davvero speciale. Questa è una grande vittoria.
Grandi tornei estivi.
Stiamo lavorando per portare il grande calcio europeo in estate al Sinigaglia, ci sarà anche un amichevole il 18 luglio.
L’ultima domanda è sullo stadio. La sovrintendenza ha messo alcuni puntini sulle i, e il dibattito sul nuovo impianto mostra pareri che pongono dubbi. Che ne pensa?
Nulla. Noi siamo passeggeri della vicenda stadio. Siamo ospiti. Il nostro referente è il Comune e dunque aspettiamo dal Comune, qualora ce ne fossero, delle controindicazioni su cui siamo disposti a discutere. Ci piacerebbe lavorare per uno stadio più bello, più moderno, più capiente. Ma non stiamo con le mani in mano. L’hospitality è troppo piccola?. Abbiamo trovato location diverse. Facciamo il massimo. E cerchiamo di essere sempre positivi. Gli Hartono sono molto contenti di come sta andando. Ora lavoriamo per crescere ancora.
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