
(Foto di Cusa)
Quel perfezionista dell’allenatore del Como non ha digerito l’atteggiamento della squadra in Coppa Italia
Lilliana Cavatorta
Più felice perdendo cinque a zero che vincendo tre a uno. Può sembrare un paradosso, ma questo è Cesc Fabregas. E paradossale effettivamente è anche approcciare meglio la partita contro il Barcellona rispetto a quella con il Sudtirol, quello che di fatto è accaduto.
Intanto comunque il Como si mette in tasca una vittoria, che conta perchè non si sta parlando di partita amichevole. Ma dalle parole del tecnico è stato molto chiaro che a lui questa prova non sia piaciuta. E non è effettivamente stata una gara all’altezza delle aspettative dal punto di vista del ritmo e della qualità. Forse proprio perchè, appunto, stavolta di mezzo c’era un risultato che qualcosa contava, anche per l’avversario.
Il Como è ancora in costruzione, fatto abbastanza normale a Ferragosto, come è anche normale in questo periodo non essere al top della condizione. Dunque ci può stare che qualcuno domenica, come ha detto Cesc, non sia entrato con “la faccia giusta” e l’energia giusta. Il punto è che con il tipo di gioco di Fabregas se manca l’intensità tutto diventa estremamente più complicato. E quello che è successo l’altra sera è stato anche questo, specie nella parte iniziale della partita. Un errore che evidentemente in serie A non ci si può permettere, perchè si prende gol, come è accaduto con il Sudtirol, ma poi rimontare rischia di essere molto più difficile.
C’è qualcosa da sistemare in mezzo al campo. Dove le qualità dei singoli sono indiscutibili, non c’è davvero un solo giocatore che non sia all’altezza della categoria, ma dove tutto è parso un po’ slegato. Fino a un certo punto ognuno ha giocato un po’ per sé. Il trio centrale Da Cunha-Roberto-Paz quest’anno è stato schierato insieme per la prima volta, alle spalle di altri tre giocatori offensivi, e non è stato sulle prime un meccanismo riuscitissimo. Questione di atteggiamento, ha detto Fabregas. Ma anche probabilmente di allenamento a giocare insieme.
E fino a un certo punto sono sembrati un po’ soli anche gli esterni offensivi. Salvo poi vedere uno splendido Rodriguez nel momento in cui il Como si è messo sotto per vincere la partita, sfoderando colpi di grande qualità. Dunque, le armi non mancano, come si è visto con lo stesso Douvikas, che ha brillato per pochi minuti ma gli sono bastati per essere decisivo.
In quanto alla difesa, va certamente rivista alla prova contro avversari di pari peso. Che non siano né il Barcellona né una squadra di serie B. Ma quello che ha fatto dire a Fabregas, testualmente, “sono triste” è soprattutto la mentalità, che non gli è piaciuta. Nemmeno da parte di chi è entrato. Troppo molli, troppe palle perse, dice lui. E’ anche vero, però, che subentrare in una partita che già si sta vincendo tre a uno, e dove i rischi sono veramente minimi, lascia comunque qualche attenuante. A meno che il suo non fosse, e potrebbe invece esserlo, un riferimento a chi non ha accettato volentieri di partire dalla panchina. Ma questo è un altro tipo di problema.
Di sicuro, di lavoro da fare ce n’è ancora parecchio. E la cosa più utile da fare, in questo momento, è forse proprio lasciarsi alle spalle le partite estive e cominciare il campionato, quando ogni considerazione sarà molto più veritiera. Intanto, pur sapendo che a Fabregas questo non piace molto, meglio vincere pur non giocando benissimo. E’ una crescita anche questa.
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