«Strefezza con me ovunque. Anche in Champions»

Compleanno e vittoria per Fabregas: «Ma il Como deve crescere ancora»

Compie gli anni oggi Cesc Fabregas. Un compleanno speciale, non tanto per i 38 anni, quanto per quello che di speciale gli è successo in questi ultimi dodici mesi, che per certi versi sono sembrati tanti di più. Un anno fa a quest’ora non sapeva nemmeno se il suo Como sarebbe arrivato in serie A, oggi è lì, la prima squadra alle spalle delle grandi. Qualcosa che lo rende orgoglioso ma che, anche dopo questa vittoria, lo spinge ancora a ricordare a tutti che «dobbiamo crescere ancora, lavorare ancora. Forse non meritavamo di vincere, il Parma meritava di ottenere di più, bisogna dirlo. Vero però che è capitato tante volte a noi di essere sfortunati, oggi è stato il contrario, questo è il calcio. E ovviamente sono felice».

Felice

E come non esserlo, del resto. La squadra non gli è piaciuta in tutto, «qualcuno non ha capito cosa doveva fare in fase difensiva, ci sono tante cose da migliorare», ma alla fine conta il fatto anche di aver imparato a vincere con il minimo scarto, a tirar fuori il meglio da partite così insidiose.

«Loro dovevano vincere sì o sì, e hanno cercato in tutti i modi di farlo. In questo senso certamente sì, la nostra crescita si vede, siamo maturati nel riuscire a leggere meglio le partite nel loro andamento, e a gestire con più attenzione situazioni che sono complicate con squadre che giocano diretto, palla lunga, profondità. La linea resta alta, la squadra è ben organizzata, e questo è sicuramente frutto di tanto lavoro, per cui non posso che essere molto soddisfatto». I miglioramenti che Cesc chiede «sono anche a livello individuale, è lì che bisogna lavorare e crescere».

Decimo

Intanto il decimo posto è raggiunto, ed era un obiettivo a cui Fabregas e tutto il gruppo tenevano molto. «E adesso bisogna aumentare ancora, non bisogna mollare, non possono esserci cali. Bisogna competere sempre, sapere quando fare un fallo, quando perdere qualche secondo, quando accelerare e quando rallentare. Noi siamo una squadra giovane, e in questo senso abbiamo ancora tanto da migliorare. Il calcio italiano è difficile, non esiste più il catenaccio come qualche mio amico straniero ancora pensa - e ride -, tutti vengono a pressarti e possono farti male». Chiusura su Strefezza, e sulla bontà della scelta di metterlo in campo nel momento giusto. «Gabriel è un giocatore che porterei con me dovunque, dall’Eccellenza alla Champions League. E’ un ragazzo d’oro, con una mentalità incredibile. Prima della partita gli ho detto che ero davvero dispiaciuto di lasciarlo fuori, perchè lui merita di giocare sempre, è uno di quelli che lo meritano di più. E che poi può fare sempre la differenza, lo sta dimostrando del resto. Quando è entrato, gli ho detto che ce l’avrebbe fatta vincere...».

E allora, buon compleanno Cesc. Un regalo migliore di queste cinque vittorie era davvero difficile da immaginare.

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