
(Foto di Cusa)
Ancora una volta il cambio di marcia dopo il mercato di riparazione
La grande svolta. Il Como ha veramente cambiato passo, risultati e classifica grazie al mercato di gennaio, quest’anno sicuramente il più ricco ma anche il più utile da quando il club biancoblù è in mano a questa proprietà. Ci sono state ultimamente partite in cui sette titolari su undici erano tra gli ultimi arrivati, in quasi tutto questo girone di ritorno si può dire che sia sempre stato superiore il numero dei nuovi rispetto a chi era già qua.
Una sorta di nuova squadra, da cima a fondo, da Butez a Diao, passando per Caqueret, per gli esterni Smolcic, Valle e Vojvoda, fino ad arrivare a Douvikas e Ikonè. A parte Alli, scelto però con altri criteri e per ragioni diverse dalla necessità di dare un supporto immediato, e Azon, preso più in prospettiva futura sapendo che necessitava di qualche mese di recupero fisico, tutti hanno già avuto modo di essere utilissimi e di dare al Como quel cambio di marcia che lo ha portato a essere dove si trova.
La costruzione della bellissima stagione della squadra di Cesc Fabregas parte da più lontano, certamente. Ma la capacità di poter intervenire a metà stagione in maniera così massiccia, e di fatto non sbagliando un colpo, è stato il vero asso nella manica, la vera differenza anche rispetto agli avversari. Grazie alle potenzialità economiche ma anche all’abilità nelle scelte, chiaramente.
Ma non è stato così solo quest’anno, pensandoci bene. Perchè tra i giocatori che abitualmente Fabregas sta mettendo in campo, di fatto della squadra che ha portato il Como in serie A ce ne sono soltanto quattro: Strefezza, Goldaniga, Da Cunha e Cutrone. Ebbene, Strefezza e Goldaniga sono arrivati nel mercato di gennaio dello scorso campionato - il primo mercato con Fabregas allenatore, tra l’altro -, e persino Da Cunha è stato preso nella sessione invernale delle trattative, durante la stagione precedente. Pura coincidenza? In parte sicuramente sì, perchè ci sarebbero anche da enunciare i nomi dei giocatori arrivati in corsa in questi anni che poi di fatto sono serviti a poco, se non a nulla. Ma è comunque una curiosità da sottolineare, che fa riflettere sulla volontà, e la capacità, del Como di cambiare marcia durante la stagione andando a puntare non solo su semplici rinforzi ma su giocatori in grado di alzare il livello, di cambiarlo.
Lo stesso Fabregas, del resto, è diventato allenatore del Como così, subentrando in corsa e cambiando gli obiettivi iniziali strada facendo. Anzi, è stato chiamato in panchina proprio per questo motivo, anche se la squadra non stava andando male, perchè la società aveva deciso di provare ad andare in serie A. Così come quest’anno dalla lotta per la salvezza – il Como alla fine dell’andata era quart’ultimo, un punto sopra la retrocessione - si è passati alla corsa per il decimo posto, aggiungendo risorse di valore e alzando notevolmente la qualità durante il percorso. Insomma, stiamo assistendo a una vera rivoluzione rispetto al passato, quando le squadre si facevano d’estate, concentrando in quel periodo il grosso degli investimenti, e poi ci si limitava a correggere e limare, senza strategie a lungo termine. Questo Como non fa differenza di stagione, altro che mercato di riparazione. E questo modus operandi, anche pensando al futuro, può essere una carta vincente fondamentale rispetto a qualsiasi tipo di avversario. Perchè i risultati si vedono.
© RIPRODUZIONE RISERVATA