Zambrotta: «Nazionale, Gattuso è l’uomo giusto. Per ridarle entusiasmo e identità»

Le riflessioni a tutto tondo dell’ex campione comasco

CALCIO

Correre dietro un pallone. A tutta fascia, destra o sinistra fa lo stesso, una corsa continua fino ad arrivare sul tetto del mondo. Da Como, o meglio da un campetto di Rebbio, all’Olympiastadion di Berlino per laurearsi campione del mondo.

Gianluca Zambrotta, classe 1977, si racconta ai microfoni di Vivo Azzurro TV, ma parla anche di un suo compagno di Nazionale che adesso degli azzurri è la guida, la speranza, il punto di ripartenza dopo la parentesi Spalletti. «Sono nato e cresciuto a Como e ho iniziato a dare i primi calci al pallone nel lontano 1986 - racconta il campione del mondo 2006 -. Andavo a giocare all’oratorio, a piedi o in bicic. Tutto è iniziato nel campetto di Rebbio, con l’Us Alebbio e mister Giorgio Taiana, che ricordo ancora con affetto. Lì è iniziato tutto».

E ha fatto carriera, arrivando a vestire le maglie di club come Juve, Barcellona, Milan, ma soprattutto a realizzare il sogno della Nazionale. «Andavamo anche da infortunati - racconta - solo per farci visitare dal medico, nella speranza di restare il più possibile. Perché la maglia azzurra non si discuteva: si amava e basta».

Ed è per questo che Zambrotta guarda con grande fiducia alla scelta di Gennaro Gattuso come ct. «Rino può restituire entusiasmo e identità alla Nazionale. È preparato, ha esperienza, ma soprattutto è uno che ha sempre superato ogni difficoltà con spirito di sacrificio e umiltà».

Dopo il calcio giocato, Zambrotta diventa un punto di riferimento per i giovani calciatori. Fonda l’Eracle Football Club, una società dilettantistica, per farli crescere liberi e far loro vivere il calcio in maniera leggera, compreso il figlio Riccardo, classe 2012. «Cerco di trasmettere gli insegnamenti che i miei genitori hanno dato a me: libertà, nessuna pressione e divertimento». Insegnamenti che ritornano anche nel piano per rifondare il calcio giovanile che sta definendo insieme a Cesare Prandelli, ct della Nazionale dal 2010 al 2014, e Simone Perrotta, campione del mondo 2006 insieme a lui.

«Vogliamo far divertire i ragazzi, senza insistere su troppe informazioni tattiche. Puntiamo sulla tecnica, sulla fantasia. Perché oggi sono sempre meno i talenti. E dobbiamo tornare a cercarli davvero», conclude Zambrotta.

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