Un comasco al Mondiale: Fortunato in Uganda

Corsa In Nazioanale il bolognese di Erba corre domani. Bolognese perché è bolognese, di Erba perché ha sposato una ragazza di qui

Como

Se c’è un bravo ragazzo, nel ciclismo, è lui. Lorenzo Fortunato bolognese di Erba. Bolognese perché è bolognese, di Erba perché ha sposato una ragazza di qui e qui si è inserito. E come succede per tutti i bravi ragazzi, si è contenti quando succede una cosa bella.

Fortunato domani sarà la via del Mondiale di ciclismo professionisti che si svolgerà nell’inconsueta location del Ruanda in Africa. Oltre 600 metri di dislivello, temperature alte, una corsa durissima. Il capitano designato della formazione italiana sarà Giulio Ciccone, poi Fortunato, Andrea Bagioli, Fausto Masnada, Marco Frigo, Matteo Sobrero e Mattia Cattaneo. C’è tanto Lario, perché Bagioli è stato un corridore del Canturino e anche lui è legato a questa terra. Ma per Fortunato è diverso. Erba è casa sua. E tutti qui, a cominciare dal suo Fans Club creato da amici erbesi, faranno il tifo per lui.

Una consacrazione, quella di Lorenzo. A 29 anni, la chiamata in azzurro è una promozione sul campo dopo un Giro da protagonista con la vittoria della maglia azzurra per scalatori e una Vuelta corsa in parte da protagonista, un secondo posto di tappa, il terzo posto provvisorio nella classifica generale nell’arco della prima settimana. «Dopo non sono stato bene, e le due ultime settimane le ho trascorse come preparazione al Mondiale». La convocazione un premio: «Una bella soddisfazione, ma adesso bisogna pensare a come fare il meglio per supportare Ciccone». Premio inaspettato? «Beh, se ne parlava da un po’. Al Giro sono andato forte e anche alla Vuelta credo di aver fatto una bella figura». La famiglia ha festeggiato? «Sì sono tutti contenti, ma nessuno mi segue in Africa, viaggio un po’ complicato. Mi seguiranno in tv». Che gara sarà? «Credo che sarà durissima, ci sono strappi violenti e una salita magari non ripidissima ma lunga». Ha preparato il Mondiale sulle nostre strade: «Sì. Sono stato l’ultimo a imbarcarmi proprio perché ho voluto rimanere qui a percorrere le strade che conosco. Ho fatto anche sette ore di bici per prepararmi al meglio».

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