Le Dolomiti in bicicletta: quando la leggenda è alla portata di tutti

Domenica in Alta Badia l’edizione numero 38 della Maratona Dles Dolomites, la kermesse amatoriale più famosa del mondo: al via ottomila appassionati. Mai come quest’anno una folta rappresentanza comasca

Ci tiene, il mitico patron Michil Costa, affinché la sua Maratona Dles Dolomites non sia identificata – nell’immaginario collettivo – soltanto come la più importante tra le granfondo ciclistiche organizzate nel Belpaese, pronta ad andare in scena domenica in Alta Badia.

E se è vero che i dettagli fanno la differenza, vale la pena di ricordare quell’abitudine – e guai a chiamarla vezzo - di dare un titolo (rigorosamente in ladino) a ogni edizione della corsa. Così, dopo l’Humanitè del 2023 e la Mutatio dello scorso anno- entrambi claim profetici, a guardarli con il senno di poi che di umanità ce n’è rimasta pochina e di mutazioni si abbonda, ma in peggio - ecco il Lüm della numero 38.

Luce sia, dunque, nella sua accezione più ampia. Quella che vedranno spuntare dalle montagne gli ottomila intrepidi volenterosi del pedale alle 6.30 del mattino quando la carovana più lunga del mondo si metterà gioiosamente in moto. Quella che si porteranno dietro per ore e ore scavallando, in un’estasiante sovrapposizione di colori, alcuni dei passi più iconici delle Dolomiti , dal Pordoi al Sella, dal Gardena al Falzarego, dal Giau al Valparola. Ma, soprattutto, quella luce che ciascuno di noi va cercando sin dalla nascita. “Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio, diceva Platone in tempi non sospetti, la vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce”.

Il silenzio

Quando lo sparo del direttore della Maratona Claudio Canins risuonerà nel silenzio di La Villa, ciascuno si metterà a rincorrere la sua personale paura per esorcizzarla in un mulinare indefinito di gambe, sbuffando come tante locomotive, mettendo a dura prova testa, polmoni e soprattutto cuore.

Diranno gli scettici: tutto questo per una corsa di biciclette? Per una manciata di uomini compressi anziché no in body troppo attillati e che, una volta scesi dai pedali, si rituffano in fabbrica ed in ufficio, travolti dall’incessante succedersi di una luce che, sin dai titoli dei telegiornali, sembra farsi più fioca giorno dopo giorno?

Sì, esattamente così. Tutto questo per un evento grandioso che, nel suo ideale bagaglio, tutto abbraccia: la battaglia infinita per la tutela di un patrimonio naturale messo a dura prova dal turismo sconsiderato e fagocitante di troppi; la gara di solidarietà che si esprime in mille progetti concreti per non dimenticare che la luce va diffusa ovunque si può; la comunione di intenti ben sintetizzata da un esercito di 1.550 volontari che si prestano a dar lustro alla loro Alta Badia con 24mila ore gratuite di lavoro; la salvaguardia di un territorio avuto in eredità senza merito e che deve essere preservato, foss’anche – come accade la domenica della Maratona – con lo stop totale e senza eccezione di ogni mezzo a motore per l’intera giornata.

E poi c’è anche la gara, come no. Alla 38esima edizione della Maratona dles Dolomites – Enel parteciperanno 8.000 ciclisti, metà selezionati tramite sorteggio e metà attraverso diritti acquisiti, partner e tour operator. Le richieste di partecipazione hanno raggiunto quota 32.700, in rappresentanza di 81 nazionalità. Un dato che conferma la costante crescita dell’evento nel tempo: dalle 15.000 richieste del 2006 si è arrivati a superare le 30.000 negli ultimi anni. Folta (in gara e anche fuori come raccontiamo qui sotto) anche la pattuglia lariana: tra Como, Lecco e Sondrio sono almeno un centinaio i concorrenti al via. Gli habituee, i nuovi ingressi, quelli che inseguono il cronometro e quelli che le tappe sono scandite dalla magnificenza di un panorama che toglie anche quel poco fiato rimasto in corpo.

C’è anche Sagan

I tre percorsi sono ormai un classico non solo della Maratona, ma del ciclismo in assoluto: la Maratona con 138 km e 4.230 m di dislivello, il Medio con 106 km e 3.130 m di dislivello e il Classico con 55 km e 1.780 m di dislivello. Campolongo, Pordoi, Sella, Gardena, Giau, Falzarego e Valparola: nomi che evocano imprese e leggende del ciclismo. E a rendere ancora più speciale l’edizione numero 38 sarà la presenza di grandi campioni: su tutti il superospite Peter Sagan, affiancato da ex ciclisti professionisti del calibro di Miguel Indurain, Vincenzo Nibali, Paolo Bettini, Gianni Bugno, Filippo Pozzato, Daniel Oss, Fabio Aru e Alan Marangoni. Non manca la rappresentanza di altri sportivi d’eccezione come Fabio Cannavaro, Fabrizio Ravanelli, Mattia Casse, Manfred Mölgg, Hervé Barmasse e Cristian Zorzi. Così, tanto per gradire.

Il gruppo di imprenditori quest’anno sarà composto tra gli altri da Matteo Arcese (Arcese Trasporti), Pierluigi Alessandri (Technogym), Nicola Lanzetta (Enel), Fausto Pinarello (Pinarello), Laura Colnaghi (Carvico), Emilio Mussini (Panaria Group), Pierluigi Cocchini (Rinascente). Perché il ciclismo è qualcosa di più e di diverso rispetto agli altri sport: si corre soli e soli – anche quando si è in ottomila come alla Maratona – bisogna rincorrere i propri fantasmi, i propri limiti, i propri sogni. E poi lì, sul traguardo di Corvara, ci sarà ad attenderli un raggio di luce in più.

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