Segù, un’impresa Mondiale. Adesso sogna la Lamborghini

Intervista Del resto non è la prima volta che il ventitreenne pilota comasco venga chiamato a qualche appuntamento automobilistico di alto livello

Vincere una finale mondiale da outsider non è impresa da passare inosservata. È successo domenica scorsa all’autodromo romano di Vallelunga nelle World Finals del Supertrofeo Lamborghini, conil successo di Luca Segù in gara 2. Non ha portato a casa il titolo, perché la sua è stata una partecipazione spot, ma il caso ha fatto notizia.

Del resto non è la prima volta che il ventitreenne pilota comasco venga chiamato a qualche appuntamento automobilistico di alto livello e centri il podio. La sua è una lunga storia di passione e successi, che l’hanno portato a diventare professionalmente istruttore-coach driver di Porsche Italia.

Ha iniziato a correre nel kart a 5 anni e nel 2006 ha fatto la prima gara con i 50 baby, poi negli anni è passato per le 100, 125 e poi alle Kz, dove ha vinto una gara internazionale nel 2015 e il titolo italiano nel 2016. Nel 2017 è passato alle ruote coperte con Mitjet, ottenendo 13 vittorie su 16 gare Under20 e vinto il premio “miglior pilota emergente” di Motorsport.

A seguire con Porsche in Carrera Cup 2018; nel 2019 con Volkswagen e Bosch nel Tcr Italy e 2020/2021 con Mercedes-Amg. L’anno scorso vice campione italiano Gt4 e quest’anno ancora vice campione Gt Cup in Gt Sprint, la classe riservata alle vetture in configurazione monomarca, con il Team Dl Racing Lamborghini.

Un risultato quest’ultimo che fa sentire Luca “defraudato” del tricolore. «Diciamo che il titolo italiano ci è stato “rubato” – è perentorio - nell’ultimo weekend nel quale la macchina rivale, di Gilles Stansbader, sempre Lamborghini, sul rettilineo andava di media 15km/h più veloce. C’è stato un reclamo per motore irregolare, perché sulla carta la stessa macchina non può dare un tale distacco sul rettilineo. Purtroppo, dal momento che il vincitore è del team ufficiale Lamborghini, non ci sono molte speranze di ottenere l’assegnazione del titolo. Comunque nelle finali europee e mondiali di Vallelunga ho ritrovato il belga neo campione italiano e mi sono tolto la soddisfazione di tenerlo sempre dietro di me e con distacco. Il che vuol dire che quando le auto sono allo stesso livello, i risultati sono stati sotto gli occhi di tutti».

Te l’aspettavi una chiamata alle fasi finali mondiali? «La proposta è arrivata nei primi giorni di ottobre da parte del team owner Diego Locanto e dal team manager Fabrizio Del Monte, i quali hanno sempre creduto in me e devo ringraziarli per questo - spiega il pilota comasco -. L’idea principale era ovviamente quella di puntare a fare bene soprattutto al Mondiale e dare una mano al team in generale per trovare il setup ottimale. La macchina era diversa da quella con cui ho corso nel campionato italiano, con circa 150 cavalli in più, 60 chilogrammi in meno e gomme differenti, Hankook, anziché Pirelli. Però ho preso subito confidenza e i risultati sono arrivati, nonostante il livello altissimo delle sfide».

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