
(ANSA) - MILANO, 26 GIU - Sostenibilità e transizione sono obiettivi che hanno mobilitato l'80,4% delle medie imprese italiane, spinte da obblighi normativi, reputazione e visione imprenditoriale. Quasi il 50% delle aziende, poi, approva la politica energetica dell'Ue, ma con dubbi e timori sul peso della burocrazia. E' quanto emerge dal rapporto 'Scenario competitivo, Esg e innovazione strategica per la creazione di valore nelle medie imprese industriali italiane' realizzato dall'Area Studi di Mediobanca in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere.
Il 67,3% delle imprese è impegnato nella riduzione dell'uso di fonti fossili e nella transizione verso le energie rinnovabili, mentre il 62% adotta "pratiche virtuose nella gestione dei rifiuti e nel riciclo" e il 43% organizza formazione su temi ambientali per i propri dipendenti.
Nonostante gli sforzi intrapresi la misurazione delle emissioni di gas resta una sfida aperta, in quanto il 62,3% delle medie imprese non è attualmente in grado di quantificare le proprie emissioni. Un limite - questo - che ostacola la definizione di strategie efficaci per la transizione ecologica.
L'obiettivo 'emissioni zero" entro il 2050, poi, è realistico solo per il 40,9% delle medie imprese.
Secondo il 48,6% delle aziende la politica energetica comunitaria rappresenta "un'opportunità per migliorare l'efficienza energetica". Rimangono tuttavia alcuni nodi da sciogliere. Per oltre 1/3 delle medie imprese però l'adesione ai programmi Ue comporta un appesantimento burocratico e un aggravio dei costi. Anche per questo il 33% teme di subire "un impatto molto o abbastanza elevato" dal rischio di transizione legato alla perdita di competitività connesso al processo di aggiustamento dell'economia sempre più basato su criteri di sostenibilità ambientale. (ANSA).
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