A scuola di tradizioni: 1.300 studenti alla scoperta del dialetto, dell’artigianato e dei luoghi cha hanno fatto la storia di Cantù

La novitàDal Comune ok al piano di diritto allo studio con il progetto dedicato ai bambini delle elementari. Lezioni su modi di dire, ricette, cascine, merletto e mobili

Un progetto innovativo, l’erogazione di voucher ai ragazzi per permettere loro di partecipare ad attività sportive o culturali, come strumento per occupare in maniera positiva il proprio tempo e quindi combattere la diffusione del consumo di droga. E un progetto che guarderà invece alle tradizioni, per scoprire i luoghi e i monumenti di Cantù, i riti, i modi di dire dialettali, i sapori, e che coinvolgerà tutti gli oltre 1.300 alunni delle scuole elementari cittadine.

Entrambi sono contenuti del piano per il diritto allo studio approvato in consiglio l’altra sera. Piano del valore di 265mila euro, mentre il costo totale degli interventi direttamente organizzati e finanziati dall’amministrazione – dai libri di testo all’assistenza scolastica ai minori disabili – è pari a 2milioni e 900mila euro, con un’entrata per il pagamento del buono mensa - il cui prezzo non è variato - pari a 800mila euro. In anni di fatiche educative e isolamento, ha sottolineato l’assessore all’Istruzione Isabella Girgi, si è privilegiato il settore, confermando gli investimenti. «Elemento di novità e di visione politica – ha spiegato – la programmazione volta alla valorizzazione delle tradizioni del territorio».

Il progetto

Progetto che si chiama “A scuola con le tradizioni”. Non è la prima volta, in verità, che si portano in classe il dialetto o i riti che caratterizzano il territorio. Questa volta, però, si è voluta elaborare una proposta più organica e ambiziosa e che abbia continuità: i bambini, nel corso dei cinque anni delle elementari, svolgeranno tutte le attività. I più piccoli, in prima, si misureranno con un progetto legato alla cucina e alle ricette tipiche canturine. In cattedra, o meglio in cucina, la società che ha in gestione l’appalto del servizio di refezione scolastica, la bolognese Camst. Le seconde, con l’attrice Beatrice Marzorati, impareranno i dialetti e i modi di dire, mentre gli alunni di terza, con la Nuova Scuola di Musica, le tradizioni popolari. E ancora, le quarte, con Iubilantes, costruiranno storie sui sentieri brughiera, cascine e monumenti mentre i più grandicelli, delle quinte, si dedicheranno alle due attività artigianali che caratterizzano Cantù, il merletto, con il Comitato per la Promozione del Merletto, e la lavorazione del legno con Asprolegno.

Francesco Pavesi, di Lavori in Corso, ha apprezzato la conferma delle cifre impegnate sulla scuola e in merito al progetto «anche se io avrei individuato urgenze diverse, mi è piaciuto che si sia deciso di investire risorse nuove e di averlo fatto valorizzando le realtà locali».

Il consigliere del Pd Filippo Di Gregorio – dirigente scolastico dell’istituto Jean Monnet – ha invece espresso le proprie perplessità: «Scorgo una doppiezza: vogliamo che i nostri figli imparino le tradizioni ma poi vorremmo andassero alle università straniere. In un mondo sempre più abitato da culture diverse andiamo ad alimentare un elemento confortante, ma non così attuale».

Botta e risposta

Non è d’accordo il consigliere leghista Marco Azzola Guicciardi: «Portare a conoscenza di quello che è nostro patrimonio tradizionale significa che, se i nostri figli sceglieranno di andare all’estero o meno, queste persone avranno maggior valore, se sapranno da dove vengono. Non è questione di chiusura».

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