Allarme vandalismi delle baby gang. Don Paolo: «Colpiscono anche le chiese»

Il caso Il messaggio lanciato dal coadiutore della pastorale giovanile dopo alcuni episodi. «La domanda che ci dobbiamo fare è “Dove sono gli adulti?”. C’è troppo individualismo»

«Il fenomeno delle baby gang e di un certo vandalismo che colpisce anche alcune delle nostre chiese è un campanello di allarme che non può lasciarci indifferenti». La frase è di don Paolo Confalonieri, il coadiutore della pastorale giovanile, il quale ha deciso di condividere con le parrocchie della comunità pastorale San Vincenzo il suo pensiero su un fenomeno che in città esiste. Ma soprattutto, don Paolo si chiede dove siano gli adulti.

Colpito il portico di San Paolo

Il pensiero di alcuni è corso al vetro della bacheca distrutta alla basilica di San Paolo, sopra piazza Garibaldi, il cui portico è diventato un punto di ritrovo per i giovani nelle ore serali. Don Paolo vuole comunque andare oltre i luoghi comuni. «“Dove sono i giovani?”. “Non ci sono più i giovani di una volta!...”. Due delle frasi più tipiche che gli adulti ripetono, col rischio di un po’ di vuota retorica, circa i giovani. Forse non siamo mai arrivati a un momento della storia come questo che, senza offesa per nessuno, non rende desiderabile per i giovani diventare adulti. E sono gli adulti stessi, certo non tutti, che vogliono sentirsi e farsi vedere giovani, mentre nella realtà sono sempre più stanchi, tristi, arrabbiati dalla vita».

«La mia domanda non è “dove sono i giovani?” ma “dove sono gli adulti?” - dice - e con adulti non parlo di età anagrafica, ma parlo di uomini e donne che hanno capito il senso della loro vita. Un vero adulto è colui o colei che ha capito, al di là di ogni fede religiosa, che il senso dell’umana esistenza è donare la vita agli altri e non trattenerla come un possesso egoistico. In tempi di individualismo sfrenato, che purtroppo la pandemia ha esasperato ancora di più, c’è forse bisogno di fermarsi un attimo e riflettere su questa “beata gioventù”».

D’incoraggiamento, l’appuntamento di martedì. «Gli oratori, le associazioni, le scuole, l’Amministrazione stanno lavorando in rete per costruire una vera comunità educante - ricorda don Paolo - Un passo significativo sarà la firma di una bozza di un “patto educativo di comunità” il prossimo 21 marzo. Nei giorni scorsi l’Amministrazione e il consultorio hanno invitato don Claudio Burgio, cappellano del Beccaria (il carcere minorile di Milano, ndr), che ha raccontato, in un teatro San Teodoro gremito, la sua esperienza. Ogni disagio giovanile è una richiesta di aiuto e chiede agli adulti la capacità di ascolto ma soprattutto una maggiore coerenza. Certo i ragazzi vanno educati, le regole ci vogliono, ma da sole non bastano. I ragazzi che oggi chiamiamo “maranza”, i tamarri di una volta, desiderano adulti contenti di essere adulti e capaci di ascoltarli».

L’entusiasmo della fede

«Come prete degli oratori - prosegue don Cofalonieri - non posso però non parlare anche di quei giovani che alla fine di luglio partiranno per la Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona. I giovani degli oratori non sono migliori degli altri e non devono neanche “convertire” gli altri. Ma vorrei che portassero a casa quella fede e quell’entusiasmo che magari potrà contagiare anche tanti loro coetanei, che dovrebbe rendere desiderabile e affascinante l’avventura del diventare adulti».

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