Clan, il tramonto dei Muscatello
A Mariano ora comandano altri

L’operazione dei carabinieri di Cantù conferma: cambiati gli equilibri di poteri. E nella controversia tra paninari su dove lavorare, la protezione della famiglia non conta più

Con la morte di Salvatore, l’arresto del resto della famiglia, la gambizzazione di Ludovico su indicazione dei Morabito, Mariano Comense assiste - dopo quarant’anni - al tramonto dell’egemonia dei Muscatello. Un tramonto confermato dall’ultima inchiesta, condotta dai detective del nucleo investigativo dei carabinieri della compagnia di Cantù, nel corso della quale sono emersi elementi che confermano il ruolo sempre più marginale ricoperto da una delle famiglie un tempo più potenti della ’ndrangheta in Lombardia. Altri tempi. Altri rapporti di forza.

La sensazione è che il territorio di Mariano Comense, soprattutto dopo la morte di Salvatore Muscatello, per alcuni anni formalmente il più alto in grado nella gerarchia della mafia calabrese nella nostra regione, sia diventato terra di conquista di altre famiglie. A cominciare dai Cristello della locale di Seregno.

In realtà tra i Cristello e i Muscatello c’è sempre stato un rapporto di alleanza. Un paio di cugini di Rocco Cristello, il boss ammazzato in una faida tra famiglie dodici anni fa, sono stati condannati per associazione mafiosa in quanto appartenenti proprio alla locale di Mariano capeggiata dal vecchio “Turi”. Il quale aveva intuito la forza della famiglia di Seregno (con affiliati residenti tra Cabiate e Mariano) come rivela Carmelo Cristello (arrestato nel blitz di giovedì) parlando con Simone Di Noto (pure lui finito in cella nell’ultima retata): «Nel 2011 numerosi erano gli affiliati ai Cristello... eravamo una forza unita, unita assai... nonostante Turi remava contro». “Turi”, ne sono convinti gli uomini dell’antimafia, era proprio Salvatore Muscatello.

Ma il tramonto della famiglia di Mariano lo si intuisce anche nella diatriba tra due “paninari” (gestori di street food, si direbbe ora) per il controllo di un parcheggio di fronte a una discoteca della Brianza.

In quella diatriba uno di loro spiega, a Carmelo Cristello, di essere un protetto dalla famiglia Muscatello e, precisamente, dal nipote del vecchio boss, Stjven Muscatello. Circostanza che non impressiona per niente il nipote del fu capo della locale di Seregno. E così il paninaro è costretto a rivolgersi a Umberto Cristello, fratello di Rocco e personaggio con un grado elevatissimo all’interno della ’ndrangheta, sospettano gli inquirenti, per poter ottenere ragione e poter così occupare il posto migliore nel parcheggio di fronte alla discoteca.

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