«Io, Sara, guarita dal male»: le sue foto esposte per l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro

La storia Iniziativa benefica di Sara Varricchione, 26 anni, tecnico del suono. Dal primo aprile alla Pro Cantù un’esposizione di immagini della montagna

Una diagnosi di quelle che ti prendono all’improvviso per le spalle, e ti scuotono tanto da non farti capire cosa stia succedendo, soprattutto sei hai 25 anni. E poi la guarigione, raggiunta un passo alla volta, imparando che le cose se viste da un’altra prospettiva, dall’alto delle montagne, appaiono più belle e più chiare. Per questo Sara Varricchione, che tra meno di un mese compirà 27 anni e oggi può dirsi ex malata oncologica, vuole sostenere la ricerca, per aiutare le persone che quella salita ripida la stanno ancora affrontando.

«Montagne contro il cancro»

Lo fa attraverso una mostra che si intitola “Fotografa per gioco, le montagne contro il cancro,” che si terrà dal 1 al 30 aprile nella sede della Pro Cantù in via Matteotti 39, che ha accolto subito la proposta di ospitarla, e durante la quale verranno raccolti fondi a favore dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.

Sara, di professione tecnico del suono e dj, all’inizio del 2021, dopo quattro anni riesce a dare un nome ai dolori che la affliggevano, ed è un nome terribile, sarcoma dei tessuti molli alla vescica. Un ospite indesiderabile grande quanto un mandarino, dice. «Realizzare questa diagnosi non è stato facile», ammette.

Dopo due biopsie viene ricoverata. Il primo intervento, poi il secondo. Alla fine saranno tre. Nel bel mezzo di una pandemia, tra mascherine e zone rosse, a rendere tutto ancora più maledettamente difficile. Ma ricorda con gratitudine la professionalità e l’umanità incontrare all’Istituito Nazionale dei Tumori di Milano. La famiglia, il fidanzato Davide Porro, gli amici, le stanno vicini, ma «se uno non prova questa esperienza – dice – non può capire davvero. Ci sono stati momenti in cui mi sono sentita profondamente disperata».

«Credo nella ricerca»

Oggi è guarita, e i segni che porta sulla pelle, racconta, sono poca cosa di fronte alla gravità di quel che ha fronteggiato. «Per questo credo moltissimo nella ricerca – spiega con convinzione – perché il mio è stato un caso più unico che raro, non sono stata fortunata, ma di più. A me è andata bene, e sono sicura che se mi fossi ammalata 10 o 20 anni fa avrei avuto ben altre conseguenze». Già nel 2021 aveva organizzato una raccolta fondi a favore di Lilt di Milano e Monza e Brianza, e visto l’ottimo risultato ottenuto ha pensato a questa seconda iniziativa. Un po’ diversa stavolta.

«Il mio sfogo è sempre stata la musica – racconta Sara – ma in quel periodo le discoteche e i locali erano chiusi. Così, su consiglio di un mio collega che pratica alpinismo, ho cominciato ad andare in montagna, a fare passeggiate, snowboard. Mi ha fatto un bene enorme, mi ha aiutato a riflettere ed è anche scattata la mia creatività. Tanto che prima degli interventi, per calmarmi, visualizzavo cartoline immaginarie di quei paesaggi». Oggi quelle foto, ricordo dei bei momenti passati con Davide e il cane Bailey, sono diventate dei quadri, con la collaborazione di Fotofimar, che si potranno ammirare fino alla fine di aprile.

È possibile donare all’indirizzo internet www.retedeldono.it/it/n/237098.

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