La Lega non frena sulla moschea. «Resta immutata la contrarietà»

Cantù - Il segretario Facchini: «Difenderemo il territorio da decisioni che possano mettere a rischio la coesione sociale e l’identità locale»

Cantù

Nonostante gli appelli compatti da parte delle minoranze, che invitano la maggioranza a porre fine a un braccio di ferro nei tribunali con l’associazione islamica Assalam costato già quasi 200mila euro alle casse comunali, e nonostante la nuova sconfitta in tribunale, la Lega non intende cedere neppure di un millimetro: «La nostra contrarietà alla realizzazione di una moschea a Cantù è e rimarrà immutata – dichiara il segretario della sezione cittadina Maurizio Facchini - a difesa della nostra identità e della nostra sicurezza, valori per noi sempre imprescindibili e inalienabili. Oggi ribadiamo il nostro impegno a rappresentare le istanze dei cittadini e a difendere il nostro territorio da decisioni che possano mettere a rischio la coesione sociale e l’identità locale».

Nei giorni scorsi il Consiglio di Stato ha respinto i ricorsi del Comune ed è partito il conto alla rovescia dei 30 giorni entro i quali dovrà rilasciare il permesso di costruire che permetterà all’associazione di pregare nell’immobile di via Milano, altrimenti lo firmerà un commissario. Il sindaco Alice Galbiati ha annunciato: «Valuteremo come procedere affinché il diritto al culto non sia strumentalizzato per eludere i vincoli di legge».

Mentre il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni si dice pronto a portare la questione fino a Roma: «Sono preoccupato per le possibili conseguenze e ricadute sul piano della sicurezza e dell’ordine pubblico, che porterò in valutazione nei prossimi giorni». Le sentenze, afferma Facchini, «si accettano, ma se ci sono gli spazi legislativi per opporsi ad esse e si è convinti delle proprie idee, ci si oppone fino all’ultimo grado di diritto. Ma Soprattutto tali sentenze si possono non condividere. Oggi come sezione Lega di Cantù siamo a testimoniare la nostra non condivisione di una sentenza assurda. Una sentenza che di fatto annulla la decisionalità amministrativa e politica di una comunità e che rimarrà come pericoloso precedente: l’amministrazione di una città non potrà più essere libera nella pianificazione del proprio territorio, ma soprattutto un qualsiasi edificio potrà essere adibito ad un uso diverso da quello per cui autorizzato se identificato come centro di culto. Follia pura».

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