La lite agli autoscontri: «Li abbiamo divisi. Il pestaggio della baby gang è avvenuto fuori »

Cantù Il titolare dell’attrazione del Luna Park: «Sono stati subito separati, poi sono usciti e hanno regolato i conti all’esterno»

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Il clima è teso, all’indomani della diffusione del video che mostra quanto accaduto dalle parti del luna park di Cantù, in corso Europa, domenica pomeriggio. «Queste baby gang sono un problema anche per noi, che con le giostre, come famiglie, ci viviamo. Ci sembra sempre più difficile avere a che fare con certi giovani.

Di sicuro, questi non potranno più salire su nessuna nostra giostra. Chi si comporta così, non lo vogliamo. Il nostro è un luna park che vuole essere tranquillo, per le famiglie». Resta l’episodio di domenica, con due sedicenni feriti e aggrediti: uno di loro, residente nell’Olgiatese è finito al pronto soccorso. A parlare è Giovanni Piccaluga, storico cognome legato all’autoscontro, presenza fissa a Cantù in occasione di ogni festa patronale di Sant’Apollonia, e non solo. «Siamo qui da cinque generazioni, le prime presenze risalgono al 1895, quando c’erano le giostre con i cavalli in legno», ricorda.

«Dopo il Covid sono esplosi»

Prova a difendersi con un’affermazione: «Non è successo qui, ma fuori». Gli facciamo presente che c’è il video. Nelle immagini si vede chiaramente un ragazzo preso a calci mentre è in terra. Piccaluga prova comunque ad ammorbidire lo scenario: «Hanno iniziato qui, ma poi hanno finito fuori. Qui hanno iniziato, come si vede nel video. Poi noi li abbiamo divisi, e loro si sono allontanati». Ma cosa avete visto? «C’è stato un parapiglia. È tutta gente che non sai se sono di Cantù, se vengono da fuori. È anche difficile distinguerli. Forse sono cose iniziano anche fuori di qui, a scuola, per motivi futili: “mi hai guardato male”, la ragazzina... cose del genere. La persona che viene inquadrata male da noi non può più tornare da queste parti: non lo vogliamo sulle giostre».

«Due litigano, poi attorno ne trovi a decine, c’è sempre chi fa un video. È un fenomeno che subiamo anche noi - aggiunge - dopo che c’è stato il Covid, questi ragazzi, e non parlo di Cantù ma in genere, sono esplosi».

«Non li lasciamo picchiare»

Si parla di minori: «Non è facile neanche per noi, certo, li devi dividere, allontanare, invitare alla calma. Quello che possiamo fare è non farli salire più sulle giostre, non farli venire più in questo luogo, che è per le famiglie». E se dovessero rispondere: ma noi veniamo qui lo stesso, questo è un luogo aperto al pubblico? «Si possono sempre chiamare i carabinieri», dice. Con cui non manca il contatto. E infatti dalla stazione di Cantù, confermano i giostrai, è stato chiesto conto di quanto è successo. «Non lasciamo picchiare la gente, qui. Anche se non è facile intervenire: una volta ascoltavano, adesso c’è chi risponde, anche con parolacce. Comunque è il nostro lavoro. E anche all’interno abbiamo il nostro sistema di sicurezza», afferma.

Non si nasconde che quanto capitato domenica pomeriggio sia avvertito come un problema: «È antipatico, certamente. C’è la festa patronale ed è arrivata pure la settimana più fredda dell’anno. La corrente è aumentata anche per noi. Ma non manchiamo di fare promozioni, come ogni martedì e venerdì, quando le giostre sono a prezzo simbolico». Se tutti fossero più tranquilli, sarebbe meglio anche per i giostrai.

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