La proposta di introdurre un congedo per il ciclo non ha presa nei licei canturini: «Chi ha problemi è già tutelato»

Sondaggio L’idea nata a Ravenna è approdata anche a Como dove è stata avanzata l’ipotesi di introdurre due giorni di assenza non conteggiati nel computo finale per la validità dell’anno. A Cantù però i presidi non la reputano una priorità. Voi cosa ne pensate?

Nessuna preclusione a priori, perché una scuola deve essere una comunità e chi viva una oggettiva difficoltà deve avere il necessario sostegno. Ma la proposta di congedo mestruale, ovvero la possibilità di beneficiare di due giorni di assenza al mese in caso di ciclo doloroso, nelle scuole canturine non viene oggi ritenuta una necessità prioritaria, dato che il sostegno in questione già oggi viene garantito a tutti gli studenti che ne abbiano necessità.

L’idea è nata al liceo artistico Nervi Severini di Ravenna, dove è già realtà, e prevede che le ragazze che ne facciano richiesta possano avere due giorni al mese di cosiddetto congedo mestruale. Ovvero un’assenza giustificata, che non pesi sul conteggio per determinare la validità dell’anno scolastico, per usufruire della quale è necessario fornire motivate giustificazioni mediche che comprovino un ciclo mestruale invalidante. Un’eventualità non così rara. Al Teresa Ciceri di Como si valuta l’introduzione.

«Per ora da parte degli studenti non è pervenuta nessun richiesta – dice la dirigente del liceo Enrico Fermi Erminia Colombo – Fino a oggi, non abbiamo avuto problematiche di questo tipo, se una ragazzina si giustifica indicando una generica indisposizione nessuno solleva questioni». Un istituto dove c’è equilibrio tra studenti e studentesse e dove oggi, prosegue «le assenze registrate non ci segnalano che si senta questa esigenza. Chiaramente, nel momento in cui ci sia una condizione diagnosticata, già oggi c’è la necessaria attenzione, e le assenze per motivi di salute non rientrano nel computo». In definitiva, quindi, pur rispettando l’iniziativa «non credo che oggi rappresenti una priorità».

Al liceo artistico Fausto Melotti invece il tema è stato affrontato. Scuola a maggioranza femminile, forse non un caso: «Nell’ambito di un incontro con gli studenti – dice la dirigente Anna Proserpio – tra le questioni sollevate c’è stata anche questa, anche se in maniera informale. Credo sia interessante ragionarci. Occorre approfondire, per valutare le cose con attenzione, perché non diventi un semplice motivo per lasciare le lezioni». Ma, conferma, «se davvero vogliamo che ci sia uguaglianza, è corretto considerare situazioni in cui ci sia una condizione invalidante».

L’istituto Sant’Elia, dopo l’introduzione del liceo, vede aumentare la pattuglia femminile: «Abbiamo una quota di studentesse sportive, che si fanno valere – conferma Lucio Benincasa– Al momento non abbiamo ricevuto richieste di questo tipo, ma se arrivassero, a fronte a una certificazione medica, potremmo valutare il provvedimento».

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