L’ex ministro Provenzano a Cantù su lavoro e giovani: «Agenda progressista e basta ai porti chiusi»

L’incontro L’esponente del Pd raccoglie l’appello di una parte del sistema produttivo: le aziende del territorio hanno bisogno di lavoratori e i lavoratori meritano opportunità più dignitose.

«Il problema principale l’ha determinato la legge Bossi-Fini ed è stato aggravato dalla politica della Lega: la cosiddetta politica dei porti chiusi e della propaganda, che in realtà è un danno per il nostro Paese, per il nostro sistema produttivo, che ha bisogno invece dei lavoratori anche stranieri, come dimostrano le richieste delle aziende di questo territorio. E quindi servono i decreti flussi, a cui spesso la Lega si è opposta politicamente».

«Basta alle larghe intese, serve un’agenda progressista»

Così Giuseppe Provenzano, vicesegretario nazionale Pd, ex ministro per il Sud e la coesione territoriale, in netto smarcamento dalle forze politiche di centrodestra che stanno sostenendo, come il Pd, il Governo Draghi. Provenzano era presente l’altra sera alla Festa dell’Unità a Cantù. Per ora: avanti così con un sostegno di responsabilità al Governo. Ma poi, con le Politiche dell’anno prossimo, si dovrà cambiare: «Con la destra non possiamo tornare a governare. Credo che dopo l’esperienza del Governo Draghi dobbiamo dire basta alle larghe intese. C’è bisogno di un’agenda progressista che non riusciamo a realizzare con Lega e Forza Italia».

Anche a Como vi è difficoltà nel trovare personale nel turismo e nella ristorazione. Per Provenzano, la soluzione è adeguare gli stipendi. «Se ne vanno anche i camerieri dal nostro Paese: a Londra un contratto vale il triplo, in Spagna circa il doppio. C’è un sistema diventato insostenibile, tanti giovani preferiscono dire di no al lavoro. Trovo che sia inaccettabile certa criminalizzazione, penso alle dichiarazioni di Renato Brunetta, di Giancarlo Giorgetti (ministri di Fi e Lega, per la Pubblica Amministrazione e allo Sviluppo Economico, ndr). Quando un giovane sta rifiutando un lavoro malpagato, sta facendo una battaglia per la propria dignità - dice - La società deve rispondere favorendo una migliore contrattazione, e introducendo un salario minimo come da proposta Orlando, laddove la contrattazione non è riuscita ad arrivare». A proposito di precedenti colpe: «Un pezzo di questa precarietà l’abbiamo creata noi, il centrosinistra del passato».

Con alcuni contratti è impossibile costruire il futuro

«Ci sono contratti - aggiunge - che hanno dei minimi salariali che non garantiscono una un’esistenza libera e dignitosa: se guadagni cinque euro all’ora, soprattutto in certe aree, non hai possibilità di costruire un futuro. Siamo il paese che paga gli ingegneri meno di tutti. Meno della Spagna. L’inflazione si abbatte sui redditi medio bassi, colpisce l’alimentari. Vanno date risposte nell’immediato. Il programma deve essere dedicato ai giovani, ai precari, alle donne. Dobbiamo dare rappresentatività politica anche ai lavoratori autonomi, che con le conseguenze delle guerre stanno subendo una grandissima difficoltà».

Quanto alle imprese: no alla delocalizzazione. «Le catene di produzione - aggiunge - devono restare nelle rispettive patrie, per evitare che i Paesi si facciamo concorrenza fiscale». Serve un ripensamento in termini di fiscalità: «Bisogna abbassare alle imprese le tasse sul lavoro e sulle imprese, e spostare il carico fiscale sulla rendita».

© RIPRODUZIONE RISERVATA