L’inquinamento
alleato del Covid
Danni ai polmoni

Focus: il legame tra lo smog e le malattie polmonari «All’inizio solo un’ipotesi, ora è un dato acclarato»

I fattori ambientali hanno un ruolo nella diffusione dell’epidemia, sempre più studi scientifici si stanno concentrando sull’inquinamento atmosferico, ma non solo, anche per esempio sugli allevamenti intensivi. Anche se non esistono al momento evidenze certe si può comunque affermare che lo smog ha un legame con il Covid.

Infezioni e smog

«La storia dell’inquinamento e delle infezioni virali è datata negli anni – spiega Antonio Paddeu, pneumologo comasco e direttore della riabilitazione specialistica cardio respiratoria del Sant’Antonio di Cantù – non è certo nuova. Il pm10 e in generale le polveri sottili sono un agglomerato con all’interno un po’ di tutto. Dai metalli al monossido di azoto passando per tante altre tipologie di inquinanti. Ma dentro possono restare incastrati anche dei virus. Così racchiusi gli agenti patogeni si muovono, vanno a spasso. Come ovvio i virus si propagano in particolare durante la stagione fredda, all’incirca tra dicembre e febbraio, peraltro proprio quando si verificano i picchi di inquinamento. Non possiamo affermarlo con certezza, ma è stato ipotizzato che il coronavirus si sia diffuso anche così, con l’inquinamento che ha agito in maniera favorente. C’è chi non a caso ha guardato alla rete autostradale per risalire alle tappe del contagio. Comunque sappiamo con chiarezza che l’inquinamento ha delle gravi implicazioni su tutti gli organi interni, sul cervello, sullo stato di gravidanza, agisce con maggiore durezza sui polmoni e sul sistema cardiocircolatorio».

Per i medici l’azione dell’inquinamento intaccando il nostro respiro indebolisce le nostre difese e crea un varco utile al virus che può così colpirci anche in maniera letale. E questa non è una teoria, è un fatto dimostrato.

All’inizio dell’epidemia le tesi ambientali erano piuttosto sottovalutate, erano messe all’angolo come ipotesi secondarie e un po’ azzardate. «No, ora la letteratura medica si sta molto concentrando su questi argomenti – dice Paddeu – nella Bassa padana per esempio ci sono grandi allevamenti di maiali che producono quantità imponenti di ammoniaca che attraverso le feci passano all’ambiente. Gli allevamenti intensivi con migliaia di capi rinchiusi sono una forma di inquinamento da non sottovalutare. Ormai sappiamo che le malattie sono collegate all’inquinamento e che in futuro se le condizioni climatiche dovessero peggiorare le grosse città e i bacini industriali ne soffriranno maggiormente. Non lo sostengono solo alcuni scienziati isolati, lo dice l’Organizzazione mondiale della sanità. La pianura Padana ha un problema. L’incidenza dei tumori è preoccupante. Le autorità regionali che controllano l’ambiente ci spiegano che il pm10 è calato negli ultimi anni, ma quando non piove per un lungo periodo le concentrazioni diventano elevatissime. Altri particolati più sottili mai ben calcolati arrivano direttamente nei polmoni, in profondità, raggiungono gli alveoli ed entrano addirittura nel sangue».

Come un’epidemia

Dobbiamo dunque combattere l’inquinamento se vogliamo curare il nostro benessere e la nostra salute. «L’inquinamento fa un numero di morti paragonabili ad un’epidemia – dice Andrea Angelo Bordiga, referente provinciale dell’Associazione medici per l’ambiente – è un problema cronicizzato e socializzato. La sensibilità delle comunità e della politica è ancora scarsa. Smog e gas predispongono l’organismo all’arrivo dei virus e lo rendono più suscettibile a livello respiratorio, più debole. Le zone più inquinate, anche se le variabili sono tante, sono risultate le più a rischio».

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