Dalla mafia alle famiglie in difficoltà: nuova vita alla casa tolta alla criminalità organizzata

Mariano Intesa tra il Comune e la cooperativa che gestisce l’appartamento confiscato. L’alloggio ristrutturato in viale Brianza torna a ospitare nuclei con problemi economici

Una casa per chi si ritrova all’improvviso senza. Questo è l’utilizzo a cui è destinato l’appartamento che si alza in Corso Brianza grazie all’intesa firmata tra il Comune e la cooperativa “Consorzio CSeL” che porta così a riaprire alle famiglie in difficoltà le porte dell’alloggio confiscato alla criminalità organizzata a Mariano.

Ventuno anni dopo la sua assegnazione all’amministrazione, l’abitazione ritorna alla sua vocazione sociale dopo un breve periodo di chiusura necessario ad adattare gli spazi interni ad accogliere due piccoli nuclei familiari entro San Silvestro.

L’accordo

I cardini che regolano l’utilizzo dell’appartamento sono definiti nell’intesa approvata giovedì dalla giunta.

Sei pagine dove si definisce la concessione gratuita dell’immobile al “Consorzio CSeL”, con sede a Cavenago in Brianza, Monza, nell’abito di un progetto di housing temporaneo così chiamato perché offre una prima risposta alla domanda di casa che arriva all’improvviso da una famiglia. A indirizzarle in Corso Brianza sarà o Tecum o gli stessi servizi sociali del Comune che poi si appoggeranno alla realtà monzese perché accompagni gli inquilini verso una graduale ripresa della propria autonomia e indipendenza.

La sistemazione

Riadatta a termine di un intervento di riqualificazione, l’abitazione oggi conta su un ambiente dedicato alla cucina, uno al salotto, uno al bagno e, ancora, due distinte camere, potendo così arrivare ad accogliere fino a sei persone residenti in città, due nuclei familiari contenuti, come possono essere una donna con i propri bambini.

A dirlo è Massimiliano Stigliano, l’assessore alle Politiche sociali che ha colto i fondi Pnnr per stendere un progetto che durerà tre anni per rispondere a una richiesta di casa che andata crescendo con la pandemia sotto il campanile di Santo Stefano.

«La domanda di alloggi ahimè esiste. Lo abbiamo scoperto dopo il periodo del covid: abbiamo avuto tante richieste per quanto riguarda la casa, che sia popolare o temporanea, per questo abbiamo sostenuto il progetto che risponde a quella che è oggi una necessità - ha commentato Stigliano che assicura - Dovremmo riuscire a dare le chiavi in mano a breve, sicuramente si partirà prima della fine dell’anno». L’intesa si rinnoverà poi fino al 31 marzo 2026 quando è fissata la scadenza della convenzione che oggi unisce l’amministrazione al consorzio.

«Ci siamo appoggiati a questa realtà perché è necessario che ci sia qualcuno che segue quotidianamente gli ospiti, oltre che la casa. Certo, le persone potranno arrivare all’alloggio perché segnalate dai nostri uffici del Servizio sociale o da Tecum ma poi serviva la presenza di un attore che seguisse nell’immediato le famiglie» ha motivato l’appoggio alla cooperativa, l’assessore. «La casa si presta a ospitare due piccoli nuclei familiari, sei persone, come può essere una mamma coi propri figli, garantendole sicurezza» ha proseguito Stigliano chiarendo che, vero, l’alloggio è temporaneo, seguendo i tempi del ritorno all’autonomia dell’ospite.

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