Giampiero Perini è scomparso a 82 anni: «Pittore, scultore e designer poliedrico»

Il lutto Si è spento dopo una breve malattia. Domani il funerale nella parrocchiale di Cucciago. La scuola d’Arte a Cantù, poi Brera e l’insegnamento tra Como e Monza. Il ricordo di Casartelli

Il 14 agosto è morto, all’età di 82 anni, il pittore e scultore Giampiero Perini, figura poliedrica e ormai inconsueta nel panorama artistico provinciale. Conciliando abilità e competenze, Perini ha sempre dato la sensazione di impersonare attitudini ormai inusuali. Scultura, pittura, arti applicate e disegno industriale sono stati i suoi mezzi di indagine della realtà, approfondita col progressivo perfezionamento di questi strumenti. Fra le discipline artistiche frequentate la pittura è la prediletta, quella per cui ha sempre provato il maggior richiamo.

La biografia

Nato a Como il 26 maggio 1941, Giampiero Perini ha frequentato la Scuola d’Arte di Cantù, quindi l’Accademia di Brera e il corso di scultura della Scuola d’Arte applicata Castello a Milano. Ha insegnato disegno, pittura e arti applicate all’Istituto d’Arte di Monza e alla scuola Beato Angelico di Como.

Negli anni, i suoi quadri hanno conservato più di un’analogia con le opere degli esordi giovanili, delle quali riproponevano il medesimo terreno di indagine, gli stessi temi, l’interesse per la natura, il paesaggio e il lavoro dell’uomo. Sono note le suggestioni che gli derivavano da Paolo Borghi e da Eugenio Rossi, maestri, non meno che amici, di una vita intera. Proprio il richiamo all’opera di Borghi lo ha portato a una raffigurazione ancora più spoglia e silenziosa, ancorché depurata di ogni retorica.

Perini non è mai stato uno sperimentatore, non era interessato a innovare le tecniche che padroneggiava, né a ricercare novità che, in ogni modo, riteneva superflue: la grande Storia dell’Arte, che conosceva a fondo, gli offriva già tutte le soluzioni, si trattava solo di riconoscerle e di impossessarsene.

È infatti alla grandiosa pittura del Trecento e del Quattrocento italiano che rivolgeva il maggior interesse: a Giotto, a Masaccio a Piero della Francesca, che trovavano le manifestazioni più immediate nelle figure elaborate a sbalzo su lastra di rame, nei grandiosi cartoni per vetrate o nei numerosi portali di chiese e cattedrali che realizzò nel corso della sua attività artistica. Quelle di Giampiero Perini sono figure possenti, padrone dello spazio; figure prive di qualsiasi dinamismo, che invadono la scena e la occupano integralmente. Ogni movimento è rallentato in un’azione che appare eterna, che permette alla figura di sfuggire al tempo.

Il predominio dell’immobilità

Nei paesaggi di Giampiero Perini predomina l’immobilità, tutto appare congelato in un istante senza tempo dove oggetti e figure appaiono pietrificate: ogni opera è un invito implicito a ripensare il senso più profondo dello spazio.

Pur ricorrendo agli strumenti più tradizionali, il lavoro di Perini confermava l’assioma secondo il quale sarebbe ancora possibile aggiungere nuove pagine al grandioso libro della pittura; attraverso la pulizia del colore o la ricerca di un preciso equilibrio interno alla composizione. Ma anche evitando di lasciarsi suggestionare da facili tecnicismi che lo avrebbero allontanato da quella gioia del dipingere, così evidente in ogni sua opera.

È morto ieri mattina all’alba, dopo una breve malattia, il pittore, scultore e designer Giampiero Perini. Originario di Cucciago, aveva 82 anni. Lascia la moglie Luisa e i figli Luca e Alessia. Il funerale sarà celebrato domani alle 14,30 nella chiesa parrocchiale di Cucciago.

© RIPRODUZIONE RISERVATA