Un’abitazione su cinque è vuota e anche le botteghe artigiane sono in calo: ecco cosa sta succedendo a Cantù

I numeri Occupate in città 16.618 case, di cui mille non a uso alloggio. Ma 4.739 (22%) risulta sfitto. Il vicesindaco: «Da capire perché sono inutilizzate». Pagani (Pd): «Intervenire sull’urbanistica»

In città, una casa su cinque risulta non occupata. Al massimo, viene utilizzata dai proprietari come studio di famiglia, o come immobile d’appoggio. Altrimenti, è del tutto vuota.

Una situazione, a sentire alcuni operatori, che potrebbe essere anche un riflesso della crisi e della mancanza di fiducia di chi dovrebbe affittare a terzi.

Si scopre che, tra le soluzioni, è in corso un accordo mirato proprio su Cantù tra le associazioni rappresentative dei proprietari di immobili e degli inquilini. Con l’obiettivo di calmierare i costi delle locazioni.

I dati Istat

«Sottolineiamo favorevolmente l’annunciata intenzione della Giunta di voler intervenire a sostegno dell’emergenza abitativa, con l’introduzione di una aliquota ridotta al 2,7 per mille per gli immobili che i privati vorranno mettere a disposizione», premette Antonio Pagani, capogruppo consiliare Pd.

Un intervento, prosegue, che «dovrebbe riguardare una ventina di alloggi. Riteniamo, però, utile fare una analisi più approfondita del patrimonio immobiliare e fondiario cittadino privato».

L’Istat certifica che risultano occupate, «16mila 618 abitazioni, di cui 12mila 566 in proprietà, 3.009 in affitto e 1.043 destinate ad altri usi». Di queste, «ben 4mila 739, il 22,19% del totale», rileva ancora Pagani, sono nella categoria “non occupate”, la dicitura statistica. Confermato anche «l’andamento negativo delle attività artigianali, certificato anche dai dati della Camera di Commercio degli ultimi anni».

«Prima o poi bisognerà intervenire a livello di Piano di governo del territorio - dice Pagani - si parlava di 43mila abitanti, invece siamo a malapena sopra i 40mila. Bisogna disincentivare le linee di edificabilità. Non è semplice pensare a interventi fiscali».

Per il vicesindaco e assessore al Bilancio Giuseppe Molteni, Lega, «ci sarebbe da capire la modalità statistica del dato, se gli immobili sono vuoti perché non del tutto o perché in parte inutilizzati». Gli immobili nuovi, conferma qualche operatore del settore, a Cantù, si vendono bene.

Il vecchio mattone potrebbe non dare le stesse soddisfazioni. «Potrebbero essere immobili dove si è avviata una successione, e i figli e i nipoti non riescono a mettere a reddito i beni ereditati, oppure non riescono a vendere - aggiunge il vicesindaco - Oppure perché c’è difficoltà nel mettersi d’accordo, perché non c’è interesse, o perché si preferisce tenere l’immobile fermo, anziché affittarlo».

L’incontro

Proprio in tema di affitti, qualcosa, nell’arco di qualche mese, in città potrebbe cambiare.

«Il Comune aveva promosso un incontro tra le associazioni rappresentative di proprietari e inquilini - conferma il vicesindaco sulla base di quanto riferito a La Provincia da alcuni sindacalisti - Per un accordo territoriale su Cantù riferito ai canoni di locazione. A livello fiscale, per i Comuni, non ci sono strumenti: applicare un’aliquota alta sugli immobili sfitti creerebbe un danno in più».

Fabio Frigerio, segretario provinciale Sunia Cgil - il sindacato degli inquilini - pensa che l’accordo potrebbe anche arrivare a breve. «Per Cantù tra un po’ sarà chiuso l’accordo territoriale che permetterà aliquote fiscali di vantaggio agevolate sulle imposte, ad esempio, a chi affitta. Utile».

Ma, conclude, «serve comunque una nuova politica abitativa edilizia a livello regionale».

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