Urlano “terrone” a un imprenditore, loro vicino di casa: scatta la maxi sanzione per due ottantenni

Mariano La coppia chiamata dal Tribunale di Como a pagare diecimila euro. Aldo Grande: «Apostrofati anche mia moglie e i bimbi. Ce ne siamo andati»

Dare del “terrone” al vicino di casa è costato una condanna per aver leso i diritti inviolabili a due residenti di Mariano. Questo è quanto deciso dalla sezione civile del Tribunale di Como che, quattordici anni dopo i fatti, ha condannato una coppia già ai tempi non giovanissima (e ora ultraottantenne) a risarcire la famiglia che abitava al piano sopra di loro per averli rivolto espressioni di “gratuita aggressività” che “contengono anche una connotazione odiosamente razzista” come scritto nella sentenza firmata dal giudice Marco Mancini.

Il primo grado si chiude con il riconoscimento dei fatti denunciati allora da Aldo Grande, noto imprenditore che ha lasciato solo la sede dell’azienda a Mariano, perché ha scelto di trasferirsi a Cantù.

Fatti che risalgono al 2008

La storia inizia nel 2008 quando Grande acquista l’abitazione al primo piano di una casa a Mariano. A convincerlo gli spazi dell’appartamento, dotato di mansarda, ma anche di un ampio giardino da condividere solo con un’altra famiglia, quella che abitava al piano terra, marianesi.

Presto, però, la bella casetta è diventata la cornice di un incubo per la famiglia, come denunciato da Grande, che ha spiegato come soprattutto la moglie e i bambini allora piccoli fossero stati apostrofati con termini che sconfinano negli epiteti.

A sostegno delle sue parole, le testimonianze di quanti hanno assistito alle scene, non solo suoi amici e parenti, ma anche il fratello stesso del marianese. «Provato come in diverse occasioni temporalmente collocabili, i convenuti (...) hanno ripetutamente offeso gli attori con epiteti quali terrone, calabrese, qui non siete in terronia, la vostra m* dovete tenervela dentro, buttati giù dal balcone - ha scritto nel dispositivo il giudice Mancini - deve ritenersi che sussistano tutti i presupposti per la condanna dei convenuti al risarcimento dei danni non patrimoniali».

Il danno è stato quantificato in 10mila euro, oltre al pagamento delle spese mediche per la moglie di Grande perché colpita dall’ansia, ancora, 7mila 500 euro per danni patrimoniali e le spese legali.

«Connotazione razzista»

«Le espressioni utilizzate contengono anche una connotazione odiosamente razzista, tenuto conto che gli attori hanno origini meridionali, atteso che, con la medesima tecnica della assimilazione denigratoria, essi sono stati paragonati, non solo a un rifiuto organico, ma anche a un individuo che, per la sua origine, è ritenuto obiettivamente inferiore» rimarca il giudice che così accoglie la ricostruzione dei fatti di Grande pur ridimensionando il risarcimento richiesto.

«Sono in parte soddisfatto perché il giudice ha riconosciuto i fatti come li ho denunciati, ricostruendo l’intento dei vicini» ha commentato la sentenza Grande. «Abbiamo dovuto cambiare casa dieci mesi dopo aver comprato l’abitazione, ci aspettavamo per questo una pena economica più esemplare, anche se nessuna cifra ripagherà mai la ferita aperta, le notti insonni, l’angoscia di tornare a casa che non era più il nostro luogo sicuro».

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