Violenze sull’ex compagna, condannato a sette anni e mezzo

Mariano Comense A processo un uomo di 43 anni, accusato anche di minacce. Pena più pesante della richiesta dell’accusa

Alla fine, il Collegio del Tribunale di Como ha letto una sentenza addirittura più pesante di quanto era stato chiesto dalla pubblica accusa, 7 anni e mezzo contro i sei anni e mezzo invocati dal pubblico ministero Antonia Pavan al termine della propria requisitoria. Si è concluso così, nel palazzo di giustizia di Como, il processo a carico di un uomo di 43 anni di Mariano Comense – padre di un figlio piccolo, che all’epoca dei fatti di cui stiamo scrivendo aveva appena 4 anni – che ha trattato le ipotesi di reato di violenza sessuale nei confronti della ex compagna ma anche di minacce e dell’aver fatto mancare al figlio i mezzi di sussistenza che gli sarebbero spettati.

Una notte di terrore

Una vicenda torbida, come sanno essere quelle che riguardano storie di abusi nati in famiglia, che risale al un periodo precedente al mese di luglio del 2020. L’accusa più pesante è stata senza dubbio quella di violenza sessuale nella notte tra il 23 e il 24 settembre del 2019. La relazione tra l’uomo e la compagna era già finita dal mese di giugno, sempre del 2019, e l’uomo stava cercando di tornare a vivere con la ex trovando però di fronte a sé una porta chiusa. In quell’ambito, al termine di una violenta discussione, la donna fu scaraventata sul divano, bloccata per le mani e alla fine abusata nonostante il figlio dormisse nella camera accanto.

Il referto medico

Il giorno successivo la vittima si fece refertare in un ospedale del Milanese, relazione – quella del pronto soccorso – che è finita negli atti di questa brutta vicenda di abusi. Contro l’ex compagno, tra l’altro, sarebbe poi emerso anche un messaggio pubblicato sui social il cui l’uomo faceva esplicito riferimento a quanto avvenuto la notte precedente. La vicenda, insomma, finì sul tavolo della procura di Como che iniziò ad indagare su quanto raccontato dalla donna.

Attorno a quell’episodio di violenza, emersero anche altre contestazioni come una palese minaccia fatta sempre alla vittima nel corso di una videochiamata con il figlio, quando prima di riattaccare l’uomo – stando a quanto sarebbe emerso – fece il gesto del tagliare la gola alla ex. Infine, sempre tra le accuse messe nero su bianco dal pubblico ministero Antonia Pavan, è confluita pure la mancanza dei mezzi di sussistenza versati al figlio sia durante sia dopo la fine della convivenza con la ex compagna.

Un insieme di accuse che in queste ore sono state discusse di fronte ai giudici del Collegio di Como, chiamati a decidere in merito a quanto era stato denunciato dalla vittima. La pubblica accusa ha chiuso la propria requisitoria con la richiesta di condanna, per tutti i capi di imputazione, a sei anni e mezzo mentre i giudici hanno letto una sentenza ancora più pensante, quantificata in sette anni e mezzo di reclusione con anche una provvisionale da 30 mila euro in attesa che il risarcimento definitivo del danno venga poi definito in sede civile. Ovviamente siamo solo al primo grado di giudizio. L’uomo di Mariano Comense avrà ora la possibilità di impugnare la decisione e portare tutti di fronte ai giudici dell’Appello di Milano.

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