Nel Comasco 1800 analfabeti:
c’è ancora chi non sa leggere

In provincia 17mila persone non hanno alcun titolo di studio - Quasi la metà della popolazione non è andata oltre la terza media, il 16,7% ha solo la quinta elementare

Sono tanti, troppi, i comaschi analfabeti o privi di un titolo di studio, licenza elementare compresa.

In una recente analisi dell’Istat dedicata all’istruzione, ricavata dai risultati del censimento permanente della popolazione con dati aggiornati a fine 2019, salta subito all’occhio un numero: sono 1764 i comaschi non in grado di leggere e scrivere, un dato superiore al numero di dottorandi. La cifra fa parte di un insieme più ampio, quello dei lariani privi di qualsiasi titolo di studio: sono 17.050 persone, cioè il 3,1% della popolazione presa in considerazione.

In valori assoluti, secondo l’Istat, in 92.874 si sono fermati alla quinta elementare: si tratta del 16,7%.

Altri, cioè 162.096 persone, il 29,3% del totale, hanno abbandonato (o sono stati costretti ad abbandonare) gli studi dopo la terza media o il vecchio avviamento professionale. Nella scala dell’istruzione, in 205.732 non sono andati oltre al diploma superiore: equivalgono al 37,3% della popolazione, contro il 36,71% della media lombarda e il 35,61% di quella nazionale.

Un gradino sopra ci sono i laureati triennali e i possessori di un diploma di tecnico superiore Its (percorso, quest’ultimo, su cui la Regione e lo Stato hanno deciso di puntare forte), in totale 23.690: il 4,5% dei comaschi, una performance superiore alla quota lombarda nel suo complesso(4,07%) e anche all’Italia intera (3,76%). I comaschi con una laurea magistrale, o una delle vecchie lauree quadriennali e specialistiche, sono invece 48.329, cioè l’8,8%. In questo caso, la nostra provincia si piazza nella parte bassa della classifica: il trend regionale è del 10,62%, quello nazionale del 10,09%.

Infine, a completare il quadro, ci sono i dottori di ricerca, il più alto livello di formazione universitaria, spesso viatico alla carriera accademica o comunque nella ricerca: sul Lario sono 1758, lo 0,3%, un numero inferiore a quello degli analfabeti. Anche in questo caso, il dato è poco lusinghiero se paragonato con i numeri lombardi (0,43%) e nazionali (0,43%).

Usando come spartiacque la licenza media, dividendo la popolazione fra chi non è andato oltre quel livello e chi invece ha proseguito gli studi, si nota come i risultati, in linea generale, siano migliori nel capoluogo o nei comuni collocati nei pressi delle città. Intanto, il dato provinciale, 49,48% di persone con la “terza media”, è migliore rispetto a quello nazionale (50,12%), ma peggiore se circoscritto alla Lombardia (48,17%). Guardando ai singoli territori, Como fa meglio di Varese, Bergamo, Brescia, Pavia, Cremona, Mantova, Lecco e Lodi.

Analizzando nello specifico il Comasco, il Comune con il numero maggiore di residenti che hanno proseguito gli studi oltre la terza media è Brunate (58,6%), seguito da Como (57,6%), Argegno (57,3%) e Carate Urio (55,3%).

La classifica opposta, quella con il minor numero di residenti che si sono iscritti alle superiori, vede invece in vetta i paesini delle valli: lì c’entra anche la questione demografica poiché risiedono più anziani, e il titolo di studio, fa notare l’Istat, segue anche questa correlazione che scava nelle generazioni dei “nonni”.

In cima a questa lista troviamo Cavargna (11,2%), Dosso del Liro (24,3%), Garzeno (26,1%), Val Rezzo (26,2%) e San Nazzaro Val Cavargna (29,4%).

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