Bimbi maltrattati all’asilo nido. L’ex sindaco di Cernobbio: «L’avevo segnalato senza essere ascoltata»

Il caso Il rammarico dell’ex sindaco dopo la conferma della condanna in appello: «Si poteva fare prima»

La notizia della decisione di uno sconto di pena da parte dei giudici dell’Appello di Milano, rispetto a quanto deciso in precedenza in Tribunale a Como, ha riportato alla mente di Simona Saladini, ex sindaco di Cernobbio oggi sui banchi della minoranza, i difficili giorni della scoperta dei maltrattamenti all’asilo “Rita Fedrizzi”. Proprio lei la prima a segnalare al Comune che qualcosa non andava, ma non era stata ascoltata.

La vicenda dei maltrattamenti all’interno dell’asilo risale al 2019. Due le educatrici indagate, una di queste, Loretta Fasana, era stata proprio al centro dei sospetti di Saladini, come aveva poi segnalato alle forze dell’ordine con un esposto, dopo aver notato uno strano comportamento da parte del nipote dopo averlo accompagnato all’asilo.

Per Fasana, accusata di maltrattamenti, dopo la condanna a due anni con rito abbreviato a Como, nella giornata di lunedì i giudici milanesi, pur confermando la condanna, hanno ridotto la pena a un anno e quattro mesi.

«Seppur con uno sconto – commenta – anche a Milano hanno confermato la colpevolezza. Mi spiace però aver appreso la notizia dalla stampa e non dal Comune. Per questo motivo ho chiesto al sindaco di poter avere un incontro, anche con il consiglio dell’asilo nido, per conoscere nel dettaglio gli sviluppi della vicenda, visto che neanche dopo la sentenza di primo grado siamo stati informati».

Saladini non nasconde la sua delusione nel ripercorrere la vicenda.

«Un anno prima che i maltrattamenti venissero alla luce per la segnalazione da parte della cooperativa che collabora con il Comune all’interno della struttura - aggiunge - avevo manifestato al Comune alcuni dubbi sulle modalità di approccio nei confronti dei bambini. Non solo come nonna, ma anche come ex sindaco, ma non ero stata ascoltata. Il rammarico è che tutto questo poteva emergere molto prima e mi dispiace anche dell’omertà di chi sapeva e non ha detto nulla».

La famiglia della consigliera subito dopo i primi dubbi aveva spostato il piccolo in un altro asilo ma Saladini, una volta interrogata dalle forze dell’ordine, seppur a distanza di tempo aveva comunque deciso di metterci la faccia e di presentare un esposto.

«In un mondo dove spesso ognuno pensa per sé – prosegue – avrei potuto anche non espormi ma l’ho fatto per un senso civico perché era importante andare a fondo. Mi dispiace anche che la dipendente in questione sia ancora al lavoro, seppur in altri uffici, e non si sia, invece, autosospesa in attesa dei tre gradi di giudizio».

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