Campione: indagini chiuse
per il Casinò fallito
19 verso il processo

Atto d’accusa per i conti del Comune. Due ex sindaci e i vice accusati di abuso d’ufficio e falso. Sotto inchiesta gli ex amministratori della casa da gioco

Un esposto pensato per far cadere l’avversario politico, si è trasformato in un clamoroso boomerang. Anzi, un vero e proprio tsunami che ha finito per travolgere tutti, autore dell’esposto compreso. Chissà cosa farebbe, potesse tornare indietro a tre anni fa, l’ex sindaco Roberto Salmoiraghi in merito a quella segnalazione inviata in Procura contro l’allora primo cittadino, Marita Piccaluga, sulla gestione dei rapporti economici tra amministrazione comunale di Campione e il Casinò, chiuso dopo la prima dichiarazione di fallimento (annullata dall’appello).

L’inchiesta nata da quell’atto, ieri è stata ufficialmente chiusa dalla Procura (pubblici ministeri Antonia Pavan e Pasquale Addesso) i quali hanno notificato a 19 persone l’avviso di chiusura indagini, preludio - salvo colpi di scena - a una possibile richiesta di processo.

Sotto inchiesta si trovano ex amministratori, funzionari pubblici, segretari comunali, il capo della polizia locale, gli ex vertici del Casinò, commercialisti e revisori dei conti.

Le accuse, a vario titolo contestate, vanno dall’abuso d’ufficio al falso in bilancio, per passare al falso in atto pubblico.

Il cuore dell’intera vicenda, in estrema sintesi, è quello sostanzialmente denunciato da Salmoiraghi (salvo il fatto che pure lui è finito indagato per quei fatti). Per far fronte alle continue perdite economiche della casa di gioco campionese, travolta dai debiti a causa di costi di gestione folli a fronte di cali di ricavo importanti, il Comune ha iniziato a rinunciare alle cosiddette decadali, ovvero ai soldi che - per legge - i tavoli verdi dovevano garantire all’amministrazione comunale. Secondo la Procura e gli uomini del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Como, l’ex sindaco Salmoiraghi, il suo vice Alfio Balsamo, il capo area economico finanziaria del Comune di Campione Emanuela Radice (nell’estate 2018) e prima (tra il 2013 e il 2018) l’allora primo cittadino Marita Piccaluga, il vicesindaco Florio Bernasconi, il segretario comunale Gianpaolo Zarcone e ancora Emanuela Radice, avrebbero rinunciato agli introiti provenienti dal Comune causando un dissesto nelle casse del Comune per un importo non inferiore ai 61 milioni di franchi (per l’amministrazione Piccaluga), modificato la convenzione con la casa da gioco a danno del Comune (amministrazione Salmoiraghi) e provveduto a un indebito anticipo di tesoreria a favore del Casinò da 21 milioni (sempre amministrazione Samoiraghi).

I nomi

Ma nell’atto d’accusa ci sono tutta una serie di contestazioni anche a carico degli ex amministratori del Casinò di Campione; ovvero: l’ex amministratore delegato Carlo Pagan, i componenti del cda Massimo Ferracin, Emanuela Radice, Giampaolo Zarcone, il presidente del collegio sindacale Mauro Invernizzi, i sindaci Giampaolo Brianza e Alessandra d’Onofrio e il commercialista Angelo Palma, quale professionista consulente della società. Per loro la contestazione è di falso in bilancio per aver “gonfiato” indebitamente il patrimonio netto del Casinò nascondendo così lo stato in cui versavano le casse della casa da gioco, travolta da 130 milioni di euro di debiti.

Ora i legali degli indagati avranno due settimane di tempo per presentare eventuali memorie difensive ed evitare, così, l’eventuale richiesta di processo da parte della Procura di Como.

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