
Cronaca / Como cintura
Mercoledì 06 Agosto 2025
Caos barche sul lago: «La multa non basta ci vuole il Daspo»
La polemica Le ricette di commercianti e albergatori. Monetti: «Questo turismo è difficile da governare». Leoni: «Sanzioni da 50 euro? Non sono un deterrente»

Como
Una sorta di “Daspo urbano” per i barcaioli abusivi, delocalizzazione del turismo verso aree meno frequentate e un potenziamento delle infrastrutture. Queste alcune delle proposte che arrivano da chi con il turismo lavora ogni giorno, a fronte di code chilometriche in città per prendere battelli e funicolare, della ormai quotidiana paralisi della statale Regina e dei taxi boat selvaggi.
Lotta ai buttadentro
«Credo che questa situazione sia dovuta a un insieme di concause – rimarca Luca Leoni, presidente degli albergatori - la città è sotto assedio, a differenza del centro e alto lago dove si respira di più, anche per via della chiusura della ferrovia di Varenna: bar e ristoranti lavorano, ma la piazza è accettabile, i battelli funzionano con code ragionevoli, le barche private ci sono senza buttadentro. A Como arrivano anche con i treni da Milano e la città non riesce a liberarsi. Penso che le multe per gli abusivi siano troppo basse: davanti a una barca che incassa 1000 euro, 50 euro di multa vengono messi a preventivo e di certo non influiscono. Magari si potrebbe fare un daspo urbano, cacciandoli dalla zona, in modo che se vengono fermati rischiano grosso».
E aggiunge: «Non è un momento facile, anche dal punto di vista di gestione e dispiace. Serve impegnarsi in una governance del turismo più seria e capire cosa vogliamo fare da grandi. Io avevo fatto la proposta sulla delocalizzazione dei battelli, facendoli muovere in altre zone con mezzi veloci e snelli. Magari due o tre battelli potrebbero non partire da Como, ma da Tavernola o Cernobbio, diminuendo le zone congestionate, ma mi rendo conto che è difficile. E poi una regolamentazione di questa troppa facilità di avere licenze di trasporto via acqua. La Regina? Sono state spese tante parole ma pochi fatti, da chi deve garantirci le gallerie. Che sia invivibile e un cattivissimo biglietto da visita per il territorio è evidente».
«È un turismo molto caotico e difficile da governare, serve mettersi al tavolo a tutti i livelli e studiare come organizzarlo per gli anni a venire, altrimenti rischiamo di subirlo come successo nelle grandi città italiane – ammette Graziano Monetti, direttore di Confcommercio Como -. Penso che Como sia ancora in tempo per capire la strategia da attuare: nell’immediato, serve applicare regolamenti che comunque ci sono, ad esempio sui taxi boat con l’ordinanza del Comune e controlli e sanzioni, affinché non ci siano eccessi. Quello della Regina è un tema annoso e problematico, non semplice da gestire per far collimare gli equilibri: turismo, lavoratori e residenti. Lì grandi soluzioni nell’immediato non so quali possano essere, sicuramente il potenziamento della navigazione. I movieri sono una soluzione, ma sono numeri troppo elevati per quell’arteria. Bisogna cercare di spostare i flussi, in modo che non vadano tutti negli stessi punti con più comunicazione».
Camera di Commercio
«Il vero problema del territorio sono le infrastrutture, se ne parla da decenni ma non si realizzano – è la considerazione di Giuseppe Rasella, imprenditore turistico e vice presidente della Camera di Commercio - non solo aree tipo la Tremezzina e sblocco della Regina, ma anche la connessione con il capoluogo, gli aeroporti e Milano stessa, senza citare il tema della navigazione. Il problema non sono i turisti di cui il nostro territorio non può fare a meno, ma le infrastrutture che non bastano nemmeno per i residenti, sia su acqua che su gomma e rotaia. Fondamentale attirare un turismo di qualità, attento, sostenibile e che apprezzi i nostri ambiti paesaggistici e culturali, un turismo evoluto».
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