Casinò, sì del Tribunale al piano di rientro. I giudici: «Ha utilità finanziaria e sociale»

Campione d’Italia Il percorso di salvataggio richiesto dalla casa da gioco è stato approvato. Poi il monito: «Vanno definiti i rapporti con il Comune per la gestione economica e non politica»

Via libera dal Tribunale di Como al piano concordatario del Casinò di Campione, ma sempre dal palazzo di giustizia arriva anche un monito affinché si arrivi ad una «chiara definizione dei rapporti tra Comune e Casinò» che prosegua una gestione «con logiche economiche e non politiche».

È arrivato in queste ore, con decreto firmato dai giudici Paola Parlati, Marco Mancini e Giorgio Previte, il «sì» alla procedura di concordato avanzata dalla Casinò di Campione spa che ha dunque visto omologato il proprio percorso di salvataggio della casa da gioco dell’enclave italiano in Canton Ticino. Un piano di rientro che era già stato approvato nelle scorse settimane dai creditori per un totale del 91,9% dei crediti vantati, per un controvalore di 44 milioni e 502 mila euro.

Mancava solo il via libera del Tribunale, che proprio in queste ore ha comunicato alle parti l’omologazione del concordato. Non è tutto oro quello che luccica, tuttavia. Perché dopo le prime pagine di elogio per il lavoro svolto, i giudici sottolineano anche le criticità presenti o possibili in futuro, invitando la casa da gioco ad un rendiconto semestrale da inviare in Tribunale ma anche ai commissari giudiziali, ad uno scrupoloso rispetto del pagamento dei creditori, ad informare su eventuali problemi sull’esecuzione del piano di rientro e – più in generale – ad informare commissari e giudici sull’andamento del Casinò.

«I risultati ottenuti sono indicativi delle potenzialità future che fanno ben sperare rispetto alle capacità di produrre margini positivi»

L’inizio del documento lascia però spazio alle “carezze” per gli amministratori della società di gestione, «riusciti nella non banale impresa di riavviare la casa da gioco ottenendo buone performance economiche». Un Casinò che ha una utilità «non solo finanziaria ma anche sociale, tenuto conto della sua importanza nel tessuto dell’enclave». «I risultati ottenuti – proseguono i giudici – sono indicativi delle potenzialità future che fanno ben sperare rispetto alle capacità di produrre margini positivi».

In tal senso, le disponibilità del Casinò si sarebbero notevolmente accresciute in soli 8 mesi di gestione, con ricavi pari a oltre 33 milioni di euro quando l’obiettivo previsto al 31 dicembre era di 36 milioni e mezzo.

«I profili di incertezza sono legati alla mancanza di una chiara definizione dei rapporti Comune-Casinò che possa garantire sulla diversità dei ruoli e sulle responsabilità»

Tuttavia, l’omologa non ha portato solo complimenti ma anche moniti per il futuro prossimo: «I profili di incertezza – scrivono i giudici – sono legati alla mancanza di una chiara definizione dei rapporti Comune-Casinò che possa garantire sulla diversità dei ruoli e sulle responsabilità, auspicando che il Casinò prosegua nella gestione secondo logiche economiche e non politiche».

Parole pesanti che anticipano «l’auspicio del Tribunale» per una «sollecita definizione delle questioni» nel «pieno rispetto dei ruoli diversi» e «senza abusive interferenze del socio nell’attività di gestione». Tra gli altri consigli anche quello di implementare le attività previste dal piano con gioco on line, sala per fumatori e una galleria commerciale.

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