Croce Rossa a rischio: «Va salvata. Chiediamo aiuto ai comaschi»

Il caso L’esposizione debitoria mette a rischio la copertura dei servizi d’emergenza in città. Il coordinatore Caradonna: «Aiutateci». L’ex commissario Russo: «Da Roma nessun aiuto»

La Croce Rossa è in crisi, senza le ambulanze in città è a rischio la rete sanitaria. La società di revisione, valutato il bilancio dei soccorritori di via Italia Libera, ha scritto a tutti i creditori a fine febbraio comunicando lo stato di crisi e «la mancanza dei presupposti per la continuità aziendale». Per la Cri non valgono le comuni norme fallimentari, ma i circa sette milioni di debiti impongono una soluzione rinviata da tempo.

Il commissario straordinario Alberto Piacentini, inviato da Roma in autunno per gestire la crisi del comitato di Como, assicura di aver «già attivato le azioni necessarie per far fronte alla situazione di difficoltà finanziaria eredita dalle passate gestioni, con l’obiettivo di garantire al Comitato la continuità dell’attività e dei servizi di assistenza sul territorio nell’interesse della collettività».

«La Croce Rossa non può giuridicamente fallire»

Sì, ma cosa succede adesso? «Non so immaginare cosa succederà adesso – risponde Paolo Russo , commissario fino allo scorso autunno della Croce rossa di Como –. La Croce rossa non può giuridicamente fallire, ma fosse una normale società bisognerebbe portare i libri in tribunale. Molti guardano al comitato nazionale, che però è in una fase di transizione con presidente in sostituzione. Negli ultimi anni comunque da Roma non sono arrivate le soluzioni sperate, non so se Como riceverà adesso risposte chiare. Resta comunque il forte rammarico per i tanti sacrifici fatti in questi ultimi anni, per delle perdite gravi che abbiamo cercato con impegno di tamponare».

Tra il 2016 e il 2019, sotto la gestione dell’ex commissario e poi presidente Matteo Fois le Cri di Como, Lipomo e San Fedele erano entrate in crisi. Alle porte adesso c’è una fila di creditori, le banche che hanno concesso i mutui, i fornitori e i dipendenti.

Servono risorse ingenti

Non è scontato che tutti continuino a dare il loro contributo alla Croce Rossa affinché possa andare avanti. Di contro senza le ambulanze in città verrebbe a crearsi un vuoto. «Per questo dobbiamo andare avanti – spiega Daniele Caruso , procuratore del comitato comasco –. Svolgiamo un servizio essenziale. Occorre garantire una continuità operativa. È da almeno due anni che siamo a conoscenza di questo stato di crisi, stante l’impossibilità di fallire bisogna cercare soluzioni diverse». Fino ad ora però nessuna delle ipotesi immaginate in passato è stata concretizzata. Le sedi da vendere, i debiti da rinegoziare, niente è andato in porto. «Dobbiamo gestire i servizi – dice Fulvio Caradonna, storico volontario, di recente scelto come coordinatore – Se il comitato dovesse chiudere improvvisamente a farne le spese sarebbe il sistema sanitario locale. Sul territorio non ci sono altri soggetti in grado di sopperire. Aldilà di tutte le traversie e le difficoltà economiche e legali non possiamo creare un danno ai cittadini. Di qui l’appello: la Croce rossa ha bisogno dei comaschi. Dobbiamo rimboccarci le maniche per salvare il comitato». Servono però risorse ingenti, restano milioni di euro da saldare.

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