Il pitbull morto senza cibo né acqua. Denunciata la proprietaria

Villa Guardia Giovane indagata con il compagno per quanto avvenuto a ottobre nelle Marche. L’Ast acquisisce il microchip

Il cane – secondo quella che è l’ipotesi investigativa seguita dai carabinieri – sarebbe stato lasciato nell’appartamento chiuso nel proprio recinto, senza però cibo e nemmeno acqua da bere. Per questo motivo sarebbe morto di stenti. Trovato nei giorni successivi, nel corso di un sopralluogo, proprio dai militari dell’Arma. Per questa vicenda, avvenuta lontano dalla nostra provincia, una comasca di Villa Guardia (29 anni) è stata denunciata a piede libera in concorso con un uomo di 34 anni che era il proprietario della casa dove la bestia è poi stata trovata.

L’ipotesi di reato portata avanti dalla Procura competente sul territorio è quella di uccisione e maltrattamento di animale in concorso. Da quanto è stato possibile ricostruire, il cane – che era di razza pitbull – era tra l’altro di proprietà della comasca, mentre come detto la casa dove è stato ritrovato senza vita era dell’uomo ora iscritto pure lui sul registro degli indagati.

Il fatto di cui abbiamo fin qui scritto è avvenuto in un piccolo paese vicino a Jesi, sulle colline delle Marche in provincia di Ancona. L’uomo, 34 anni, era di Cupramontana, mentre la ragazza arrivava appunto da Villa Guardia. Nella giornata del 17 ottobre, nel corso di un sopralluogo, i carabinieri della stazione di Cupramontana hanno fatto irruzione nella casa che era in uso all’uomo e alla donna trovando il cane nel proprio box morto già da qualche giorno.

Sul posto, per verificare l’accaduto e le cause del decesso dell’animale, sono stati chiamati anche i veterinari dell’Azienda Sanitaria Territoriale di Ancora che hanno acquisito il microchip del cane che ora – in fase di indagine – verrà analizzato. Il pitbull, come detto, era di proprietà della ragazza comasca. Da quanto è stato fin qui possibile ricostruire, la povera bestia era stata chiusa e lasciata dentro al proprio recinto, senza tuttavia avere acqua da bene e cibo da mangiare, morendo dunque di stenti. La povera bestia aveva già smesso di respirare da tempo quando i carabinieri sono arrivati sul posto per fare irruzione e scoprire quello che era accaduto.

L’indagine dei militari dell’Arma ha poi permesso di risalire ai due indagati la cui posizione potrebbe ora venir vagliata anche da un giudice. Al momento sono stati denunciati a piede libero per il reato di uccisione di animale, che viene attribuito a chiunque «per crudeltà o necessità cagiona la morte di un animale» venendo punito con la reclusione da quattro mesi a due anni.

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