
Cronaca / Como cintura
Martedì 22 Luglio 2025
Non solo i due ristoranti comunali, a San Fermo nasce un’azienda agricola
L’innovativo progetto del Comune realizzato in convenzione con “Il Gabbiano Odv”. Previsto un punto vendita dei prodotti a chilometro zero e una casetta destinata all’accoglienza
San Fermo
Due ristoranti comunali e un’azienda agricola, CapoLavoro: il progetto che distingue il Comune di San Fermo ben oltre i confini provinciali sta letteralmente preparando il terreno per produrre quanto servirà non solo ai 2 ristoranti comunali (quello di San Rocco in Spina Verde e quello di via Lancini per cui si sta procedendo alla demolizione dell’ex casa del custode delle scuole), ma anche per diverse attività in co-progettazione con il Comune amministrato dal sindaco Pierluigi Mascetti, tra cui anche una training factory, un punto vendita dei prodotti a chilometro zero e una casetta di accoglienza scolaresche e cittadini. Un approccio agricolo sociale e pedagogico che rispetta e cura sia la natura, sia le persone.
“CapoLavoro indica l’importanza dell’inserimento occupazionale di persone che difficilmente trovano spazio – dice Mascetti – Proprio a loro, soggetti fragili o con disabilità, si vuole dare pari dignità, che viene proprio dal lavoro, il tutto rientra in un circolo virtuoso alla cui base c’è la terra, la sua lavorazione, il ciclo delle stagioni, il rispetto dell’ambiente e la valorizzazione dell’attività agricola. Inoltre, sensibilizza tutti i cittadini alla tematica della sostenibilità ambientale, della solidarietà e dell’inclusione».
Il Comune ha acquisito oltre 9 ettari di terreni (91.170 metri quadrati), spendendo più di 700 mila euro. Dopo l’approvazione del 23 giugno in consiglio comunale, la convenzione con Il Gabbiano Odv, associazione con sede in provincia di Lodi, operativa da oltre 40 anni in diversi territori della nostra regione, è ufficiale ed i ragazzi sono già al lavoro per coltivare i primi 5 mila metri quadrati di terra e restituire alla collettività quello che viene prodotto, attraverso coltivazioni biologiche.
«La coordinatrice del progetto, Maria Mauri con gli operatori, Attilio Acocella, responsabile agricolo, Anna Tosatto, Donald Cortese, agrieducatori, Giacomo Scarpina, presidente di Terraviva, e Tommaso Antinora stanno impostando il lavoro e guidando i diversi tirocinanti – spiega Gianmarco Locatelli esperto di agricoltura sociale - L’area da cui si è iniziato (zona di via Peneporto ndr) è in una posizione strategica, vicino agli orti, alla ciclopedonale, un luogo adatto e visibile. Molti si fermano per scoprire cosa si sta facendo, una bella risposta da parte della comunità». Uno degli obiettivi del progetto è quello di creare una filiera e una rete per questo sono già state coinvolte anche la Croce Rossa e l’associazione sportiva CdA.
«Si va anche oltre il biologico – dice Maria Mauri - noi curiamo la terra e la terra cura noi. Facciamo agricoltura rigenerativa, ma anche biodinamica e permacultura, varie tecniche, tutte senza prodotti chimici. Sono state piantate tre tipologie di zucche, che poi permetteranno di fare anche attività sociali e i pomodori da salsa. Poi avremo le brassicacee, cavolfiori, verza, broccoli, radicchi, porri, i prodotti invernali. In progetto ci sono pure le serre e le aree da destinare a colture stabili negli anni come fragole, carciofi, asparagi. In progetto anche l’inserimento delle galline e l’agroforestazione, ovvero la piantumazione di arbusti, piante da frutto e piante locali che ben sopportano le potature e diventano fertilizzanti oltre a creare zone più fresche».
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