A 14 anni rischiava la gamba, Como lo salva

La storia Adolescente del Senegal operato al Villa Aprica dopo una corsa solidale tra la comunità e le istituzioni

Como

A 14 anni dal Senegal a Villa Aprica per salvare la gamba. Una catena di solidarietà per aiutare Lamine, un adolescente affetto da una grave osteomielite alla tibia, un’infezione dell’osso insorta a seguito di una ferita vecchia di cinque anni. Tentate diverse soluzioni nel suo Paese, purtroppo senza successo, in assenza di mezzi e strumenti all’avanguardia, la prospettiva ormai incombente era quella dell’amputazione. Dunque un parente della famiglia senegalese, residente nel Comasco, ha chiesto aiuto ai medici che conosceva ed è arrivato all’attenzione di Sergio Fumagalli, chirurgo generale dell’istituto Villa Aprica.

Il caso è giunto poi al ministero della Salute, ed ecco una nuova opportunità e il trasferimento a Como. Arrivato insieme alla madre, nel presidio di via Castel Carnasino l’operazione è stata affidata al primario dell’Ortopedia due Fabrizio De Marchi. Lo specialista ha rimosso un segmento osseo malato lungo sei centimetri e largo due, i campioni biologici verranno indagati per comprendere l’esatta natura dell’infezione. «La prima fase di trattamento post chirurgico - spiega il dottor De Marchi - prevedeva un ciclo di terapia antibiotica mirata della durata di circa sei settimane. Poi non rimaneva che aspettare che la natura facesse il proprio corso e che l’osso si riformasse spontaneamente, tramite un processo biologico di riparazione. Fortunatamente nel caso del ragazzo questo è avvenuto, complice anche la giovane età. Questo ha evitato di dover intervenire nuovamente chirurgicamente procedendo con un prelievo di osso dalla cresta iliaca del ragazzo per poi innestarlo nell’area della cavità».

Ci sono voluti poi tre mesi di decorso con un costante monitoraggio, quindi di recente Lamine ha potuto salutare e ringraziare medici e operatori di Villa Aprica. Il Ministero ha coperto i costi, la Questura ha dato i permessi del caso, invece Villa Aprica si è fatta carico delle terapie. Ora il giovane e la madre sono ospitati dalla comunità religiosa dei padri Comboniani di Rebbio, da sempre vicina ai bisognosi e agli stranieri data la sua vocazione missionaria. Il personale infermieristico dell’istituto di via Castel Carnasino ancora fornisce controlli domiciliare al giovane paziente dimesso.

«La straordinarietà dell’intervento non è l’atto chirurgico in sé – dice De Marchi - si trattava di trattare una patologia che in Italia non sarebbe mai degenerata in maniera così grave, ma è una testimonianza dell’impegno condiviso tra istituzioni, ospedale e comunità. Una rete di solidarietà che ha permesso di salvare la gamba di un adolescente con un destino segnato. Tutti coloro che sono stati coinvolti in questa rete di supporto hanno contribuito a regalare un futuro a questo ragazzo».

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