A Como impossibile cambiare scuola. Il ministro: «Ecco come dovete fare»

L’interrogazione La risposta del governo: «Informare i due presidi coinvolti e il provveditore». L’esperto Luca Monti: «Finalmente stabilita una procedura, finora non lo sapeva nessuno»

Il passaggio da una scuola a un’altra per gli studenti rappresenta da sempre un problema. Problema che si è aggravato da qualche tempo negli istituti superiori comaschi i quali, dato l’elevato numero di richieste di iscrizione e la mancanza di spazi adeguati, sono costretti a respingere le domande di numerosi alunni.

Indicazioni utili

Per questo motivo Luca Monti, esperto di orientamento di Como, tramite il segretario di +Europa Riccardo Magi, aveva promosso la presentazione di un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara per cercare una soluzione a tale disagio. Proprio in questi giorni è arrivata la risposta dal governo.

«Ci abbiamo messo un po’ di tempo, ma alla fine la risposta è arrivata – commenta Monti - Possiamo dire che finalmente sono state date alle scuole e alle famiglie delle indicazioni utili. Scrive il ministro che, nel momento in cui uno studente decide di cambiare, devono essere informati i presidi dei due istituti coinvolti, chiamati a certificare il passaggio. Poi la palla passa al Provveditore il quale, insieme ai suoi uffici, deve preoccuparsi di trovare delle alternative di scuole con indirizzi simili qualora il nuovo istituto scelto non abbia posto. Insomma, il ministro sembra aver garantito una sorta di procedura, che però fino a oggi non sapeva nessuno».

Per gli studenti che intendono cambiare durante l’anno in corso, i tempi sembrano davvero ristretti: «Nella risposta che ci è stata inviata viene indicato tra parentesi novembre come mese che di norma rappresenta un limite per poter cambiare. Tuttavia sappiamo dagli anni passati che le scuole accolgono anche più avanti, sebbene dopo febbraio la situazione diventi critica. Per il passaggio durante l’anno il consiglio di istituto è chiamato a deliberare dei criteri di accettazione».

Per le famiglie, dunque, non resta che seguire l’iter promosso dal ministro. «I genitori devono far valere il testo parlando con i dirigenti scolastici. Sarà poi necessario il ruolo attivo del Provveditore, il quale gode di una visione generale di tutte le scuole, oltre ad avere i contatti diretti con i presidi. Sicuramente una comunicazione del Provveditore è diversa dalla telefonata di un genitore, ed è bene che rimanga tracciata. Fino a oggi nulla di tutto questo era stato detto alle famiglie, le quali magari avevano anche fatto i passi giusti ma poi sono rimaste a piedi. D’ora in avanti se un’amministrazione non rispetta la normativa compie un errore. Vedremo quanto sarà spinosa la situazione con la pubblicazione degli scrutini».

L’orientamento

Resta comunque importante la questione orientamento: «L’orientamento è l’aspetto su cui insistere maggiormente. Ora ci sono tanti fondi, ma la tendenza principale è quella di realizzare attività all’interno delle singole scuole e con il proprio personale, quindi ognuno si organizzerà a suo modo. A livello provinciale ci sono degli incontri come “Young”, tuttavia le statistiche parlano di numeri ancora alti, con almeno 3-4 studenti per classe che non si trovano bene e vorrebbero cambiare. La nuova figura dei docenti tutor è una bella idea sulla carta, ma il ruolo dell’orientatore è un altro. Secondo il mio punto di vista, occorre una figura estranea alla scuola che si occupa solo di orientamento. Gli insegnanti sono dei docenti, non degli specialisti».

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