Aggredisce e morde i carabinieri. Finisce in carcere per lesioni

Il fatto L’uomo, 45 anni, di San Fermo, si è presentato in caserma l’altra notte per protestare contro il tribunale

Un paio di settimane fa, era il 19 giugno, gli era stata notificata dai carabinieri della stazione di Rebbio la misura dell’allontanamento dalla casa coniugale con il divieto di avvicinarsi alla moglie, ordinanza disposta dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Como.

Così, nella notte tra venerdì e sabato, quando erano le 4.10, ha pensato bene di prendersela - per quella misura restrittiva - con i militari dell’Arma raggiungendo la caserma di piazzale Duca d’Aosta iniziando a prendere a calci e a pugni la porta a vetri dell’ingresso (danneggiandola e rompendo il motorino di apertura).

Aggredisce il carabiniere e i militari

Il carabiniere che era presente in guardiola ha prima cercato di invitarlo a smettere, poi ha avvisato la “gazzella” del Radiomobile che è intervenuta. L’epilogo è stato quello dell’arresto, perché l’uomo – 45 anni, residente a San Fermo della Battaglia, di cui non forniamo i dati a tutela dell’anonimato della moglie vittima di violenza – ha pensato bene di prendersela anche con i militari, mordendone uno ad un braccio ed un altro al capo.

L’uomo è stato poi immobilizzato e portato al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Anna visto il suo stato di agitazione. Anche i due militari sono stati medicati per le ferite riportate in seguito ai morsi, senza dover sottoporsi ad ulteriore profilassi perché nonostante in un primo momento l’arrestato avesse detto di essere malato, gli esami l’hanno poi smentito.

Resistenza e lesioni a pubblico ufficiale

La segnalazione della notte agitata fuori dalla caserma dei carabinieri di Como è stata poi girata alla procura cittadina (pm Simona De Salvo) che ieri ha aperto un fascicolo per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, e anche per il danneggiamento della porta di ingresso.

Ieri mattina infine il quarantacinquenne di San Fermo è stato processato in Tribunale con il rito direttissimo. Assistito dall’avvocato Rachele Viganò ha deciso di chiedere i termini a difesa e, in attesa di definire la propria posizione di fronte al giudice monocratico Cristiana Caruso, è stato sottoposto all’obbligo di firma.

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