Albate, timori per il centro migranti: «Poca chiarezza, perché portarli qui?»

Il caso Residenti preoccupati per l’imminente apertura in via Al Piano, dopo l’addio a Lipomo. «Spieghino quanti saranno e quanto resteranno». C’è chi si dice pronto a «bloccare la strada»

Como

Il trasferimento del centro migranti da Lipomo ad Albate è questione di giorni, e tra i residenti crescono preoccupazioni e timori: «Vogliamo chiarezza».

Al comitato locale della Croce Rossa di Como le bocche sono cucite, nessuno vuole dare maggiori informazioni per evitare di alimentare malumori. Ma proprio la mancanza di dettagli, soprattutto relativi alle tempistiche e ai numeri, sta facendo salire la tensione tra gli albatesi.

Smantellato

Il centro di prima accoglienza aperto nella seconda metà del 2023 alla Croce Rossa di Lipomo deve essere smantellato. La sede, ceduta al Comitato nazionale, deve essere utilizzata come centro emergenze della protezione civile.

Scaduti da mesi i termini, ora la Cri ha trovato una sistemazione in via Al Piano, verso il Bassone, in un capannone privato. Salvo possibili tensioni e cambi dell’ultima ora, il passaggio è dato per imminente. Così è stato riferito ai soccorritori, ai medici e ai tanti volontari che danno una mano con migranti e profughi. Tutto fa capo alla Prefettura, da cui la Croce Rossa ha ricevuto mandato, ma l’informazione è stata condivisa con le amministrazioni locali di Lipomo e di Como. Manca una data per il trasferimento, chi opera nel campo dell’accoglienza assicura però che è ormai questione di giorni. La Croce Rossa può essere operativa in un breve lasso di tempo, spiegano dall’interno, non ha bisogno di fare grandi lavori e adeguamenti, può lavorare con rapidità con dei moduli pronti per dare letti, servizi e cucine ai migranti. Al centro di Lipomo in due anni di accoglienza le presenze dei migranti non sono mai scese sotto le cinquanta unità. A seconda delle ondate e delle crisi internazionali sono salite anche a 80, 90 persone.

«C’è già chi è pronto a bloccare la strada – assicura Silvio Montorfano, albatese già presidente dell’ex circoscrizione uno, leghista della prima ora – questo silenzio per molti cittadini è un vero fastidio. Vogliamo chiarezza. Vogliamo sapere dove, come e quando queste persone verranno accolte e gestite. Quanti migranti possono abitare in questo capannone e per quanto tempo, se è una questione di mesi o di anni».

La Lega cittadina sta discutendo del tema senza per ora aver preso posizione. «Siamo preoccupati perché non sappiamo cosa verrà a fare qui questa gente – dice Antonella Padovan, una residente – se sono persone che vanno a lavorare al mattino e tornano la sera o se invece non hanno nulla da fare». «E magari gironzolano la sera – aggiunge Tonino Afeltra – senza troppo controllo». «Cosa verranno ad Albate a fare? - si domanda Gianni Velasio – Come riempiranno la giornata? E per quanti mesi rimarrà aperto il centro in mezzo ad una zona semi isolata?».

Prima accoglienza

Il centro di Lipomo è di prima accoglienza, significa che dopo un primo periodo di cure, dopo l’identificazione e la registrazione dei documenti, i migranti vengono smistati in altri centri, lombardi e italiani.

A parte il primissimo periodo. le operazioni del centro lipomese non sono mai state contestate dai cittadini. Un fatto che invece è successo a più riprese in passato nel capoluogo cittadino, per esempio nei centri allestiti in via Borgovico, in via Italia Libera e prima ancora soprattutto in via Regina Teodolinda.

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